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Fascismo

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  • Fascismo d’acciaio

    € 22,00
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    di Stefano Fabei

    Durante l’intera esperienza fascista, a Terni, in Umbria, sede di importanti fabbriche siderurgiche si vissero importanti esperienze sociali, forse le più complete dell’intera politica sociale del Regime. La città umbra si meritò il soprannome di «Manchester d’Italia» perché fu un microcosmo in cui si rifletté la politica sociale del Fascismo anche durante la RSI quando si riuscì a garantire l’amministrazione ordinaria, a contenere l’arroganza tedesca e a bloccare la guerra civile, relegando le attività della Resistenza nei territori periferici. Tutto questo fu possibile anche grazie all’impegno di una figura di politico e sindacalista decisamente particolare e poco conosciuta: Maceo Carloni. Attraverso la biografia di questo fervente mazziniano mai pentito è ricostruita la storia del Fascismo a Terni, dove lo Stato fu istituzione politica e imprenditore, dalle origini alla Liberazione. Messa l’industria sotto la tutela del capitalismo statale, il regime fascista offrì ai lavoratori occupazione e assistenza attraverso l’inquadramento nell’organizzazione sindacale-corporativa e facendo ruotare tutto attorno alla «fabbrica totale». Dalle discussioni su sindacalismo e corporativismo all’elezione nella RSI delle commissioni di fabbrica, che videro eletti accanto ai fascisti anche socialisti e comunisti, e da cui nel periodo postbellico sarebbero sorti i consigli di gestione, presi a modello dal sindacato più rappresentativo, emerge un’immagine diversa del lavoratore nel regime: quella di un uomo che dall’esperienza della Grande Guerra imparò a progettare la vita secondo un’ottica nazionale, attribuendo alla sua attività un senso etico e pedagogico.

    Edizioni: Mursia | pp. 366

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  • On sale!

    Mussolini mi ha detto

    € 24,00 € 18,00
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    di Antonio Bonino

    Le memorie del vicesegretario del partito fascista repubblicano 1944-1945.La prima edizione di questo libro uscì negli anni cinquanta in Argentina. Protagonista del libro non è la RSI ma Benito Mussolini. L’intento non è tanto descrittivo, quanto – si direbbe – pedagogico. Ed è tanto più forte in quanto il libro era diretto alla comunità degli italiani all’estero, non intaccata nel profondo dalla guerra civile, una comunità ancora legata alla visione e al mito dell’Italia “imperiale”. (riedizione e introduzione di Marino Viganò)

    Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 288

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  • IL CONGRESSO DI VERONA – 14 novembre 1943

    € 20,00
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    a cura di Marino Viganò

    Il 14 novembre 1943, a Verona, il Fascismo, crollato pochi mesi prima in occasione della destituzione di Mussolini il 25 luglio, si riorganizza su basi ideali che richiamano espressamente le origini del 1919. Sotto la direzione del nuovo segretario del nuovo Partito Fascista Repubblicano, Alessandro Pavolini, un'assemblea tumultuante discute e approva i famosi “18 punti” programmatici. Minuto per minuto il resoconto dello storico congresso. Il reale svolgimento con il resoconto stenografico, l'atmosfera e le tensioni che lo precedono e l'accompagnano, l'intensità e lo spirito delle idee, la direzione impressa ai documenti programmatici preparatori, gli interventi durante la seduta. Il Fascismo, rinasce, per poco, pronto a tuffarsi nella tragedia della Guerra civile.

    Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 218

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  • On sale!

    Attivisti

    € 39,00 € 35,10
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    di Antonio Pannullo

    Roma, anni Settanta: il partito della destra post fascista, il Movimento Sociale Italiano (Msi), ha una quarantina di sezioni nella capitale, sezioni che quasi sempre ospitavano anche le sedi del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del partito. Vi erano solo due sedi autonome del Fronte, via Noto e via Migiurtinia, e la famosa sede provinciale di via Sommacampagna 29. C’era poi la sede del Fuan, l’organizzazione universitaria, anch’essa autonoma, in via Siena. Nel decennio che andò dal 1970 al 1980 il loro numero rimase sostanzialmente lo stesso, anche considerando che alcuni nuclei dei locali fisici non li ebbero mai, come Vigna Clara o Eur. Eppure c’erano. Ebbene, in quelle sezioni in quei dieci anni si formò un clima meraviglioso e irripetibile, fatto di migliaia di giovani e giovanissimi che ogni giorno si ritrovavano in quei sovente poco accoglienti locali spinti dalla loro passione per la politica ma soprattutto dalla voglia di cambiare un mondo che non accettavano e col quale non volevano scendere a compromessi. Erano giovani di ogni estrazione sociale e cultura, di diversi caratteri, provenienti da storie familiari varie, uniti però da quell’ideale che non li avrebbe più abbandonati per tutta la vita. Erano giovani che spesso pagarono nella maniera più cara e ingiusta il loro sogno: con l’emarginazione, prima di tutto, poi con la violenza fisica, poi con l’attacco e la distruzione dei loro beni e di quelli della loro famiglia, molti con il carcere, con la latitanza, con l’insicurezza, alcuni con lesioni fisiche permanenti anche gravi, alcuni con la stessa vita. A tanti poi l’attività politica pregiudicò studi, lavoro, la possibilità di una carriera professionale. Questo studio, per la prima volta, ne ricostruisce la storia e le vicende personali

    Edizione: Settimo Sigillo | pp. 696 (due volumi indivisibili)

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  • Partigia – Una storia della Resistenza

    € 10,00
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    di Sergio Luzzatto

    I “partigia” erano – secondo un modo di dire piemontese – i combattenti della Resistenza spregiudicati nell'uso nelle armi: decisi, e svelti di mano. A loro lo scrittore Primo Levi ha intitolato una poesia del 1981. Narratore formidabile, Levi ha steso però un velo di silenzio sulle settimane da lui trascorse come ribelle nella valle d'Aosta dell'autunno 1943, prima della cattura e della deportazione ad Auschwitz. Non ha alluso che di sfuggita a un “segreto brutto”. Scavando in quel segreto (la brutale uccisione di due giovani partigiani, accusati di aver rubato, da parte della stessa banda partigiana di cui facevano parte con il giovane Primo Levi), e allargando lo sguardo dalla valle d'Aosta all'Italia del Nord-Ovest Sergio Luzzatto racconta – attraverso una storia della Resistenza – la storia della Resistenza. Il dilemma della scelta, quale si pose dopo l'8 settembre ai giovani di una nazione allo sbando. L'amalgama di passioni e di ragioni dei refrattari all'ordine nazifascista. Il problema della legittimità e della moralità della violenza. Luzzatto restituisce figure vere, non santini della Resistenza o mostri di Salò. Eppure i protagonisti di “Partigia” si rivelano essi stessi, a loro modo, figure esemplari. E personaggi memorabili. Così un partigiano come Mario Pelizzari, l'”Alimiro” che da Ivrea combatté una personalissima sua guerra contro il male nazifascista. Così un collaborazionista come Edilio Cagni, la spia che tradì la banda di Levi prima di diventare, dopo la Liberazione, informatore degli americani. Oppure le due giovani vittime di cui Levi non volle mai parlare perché uccisi dai loro stessi compagni anche se nel dopoguerra anche quelle morti vennero messe in conto ai fascisti di Salò.

    Edizioni: Oscar Mondadori | pp. 392

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  • Claretta Petacci

    € 19,00
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    di Roberto Festorazzi

    Chi fu veramente Claretta Petacci? La storiografia ce l’ha descritta come una donna fanatica e isterica, possessiva e in fondo anche un po’ sciocca nel suo sentimento di amore sconfinato verso Mussolini. Altri l’hanno dipinta come una più smagata dominatrice degli eventi, capace delle più diaboliche astuzie e dei più raffinati intrighi. Ma né l’una né l’altra maschera corrispondono al vero volto di Claretta. La Petacci, per Mussolini, fu tutto: amante, amica, segretaria, confidente, complice, fedele discepola e incitatrice; più tardi, mentre il carisma del dittatore declinava, divenne capace di suscitare in lui lampi di orgoglio, sussulti di dignità, nella speranza di contribuire alla sua resurrezione politica, nel fortilizio di Salò. Ne divenne a quel punto la temeraria (e temuta) consigliera, nonché l’estremo baluardo: in pratica, l’alter ego. Il racconto dell’autore, avvincente come un romanzo, ci conduce alla scoperta di questo grande personaggio, che ebbe un ruolo politico segreto, sullo scenario degli eventi incalzanti che, nel breve volgere di un decennio, condussero il capo del fascismo dall’apogeo della glorificazione alla più amara delle sconfitte. Ne esce, per converso, una raffigurazione di Mussolini come non ci si attenderebbe di leggere: un uomo profondamente solo e ferito, orgoglioso dei suoi successi, ma in fondo prigioniero del suo mito. Certamente Claretta fu tra le pochissime persone che il Duce introdusse alla conoscenza dei più arcani misteri, come gli inconfessabili retroscena dell’entrata in guerra dell’Italia. Per questa ragione, la regia occulta che pianificò l’uccisione del dittatore vinto volle estendere anche a lei, testimone scomoda e pericolosa, la più feroce delle condanne. Festorazzi ricostruisce, in pagine dense di pietas, il “sacrificio espiatorio” che si compì davanti al fatale muretto di Villa Belmonte, a Giulino Mezzegra, il 28 aprile 1945, e svela i segreti di quell’atto finale nel quale, mentre i mitra dei partigiani crepitavano, facendosi scudo umano davanti al corpo di Benito Mussolini, divenuto improvvisamente vulnerabile, Claretta accompagnò Benito oltre la cronaca per consegnarlo alla storia.

    Edizioni: Minerva | pp. 296

    STORIA DOC – GUARDA IL DOCUMENTARIO “Una spia chiamata Claretta”

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  • On sale!

    La clessidra di Mussolini

    € 20,66 € 15,50
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    di Carlo De Risio

    Durante i nove mesi di non belligeranza – 1 settembre 1939 – 10 giugno 1940 – la clessidra della storia scandì i nove mesi di non-belligeranza dell’Italia. Un periodo poco conosciuto e poco indagato anche se la politica seguita da Mussolini fu più ricca di temi di quanto comunemente non si creda, con decisioni del tutto autonome anche – talora soprattutto – nei confronti della Germania, nonostante il Patto d’Acciaio. Il quadro mutò repentinamente, dopo l’offensiva tedesca in Occidente nel maggio 1940, con Hitler ormai padrone dell’Europa continentale. Il timore di uno strapotere germanico condizionò le scelte del Duce che credette di poter condurre una “guerra parallela”, secondo gli interessi esclusivamente italiani, per tenere il potente e invadente alleato lontano dai Balcani e dal Mediterraneo.

    Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 286

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  • La Caporetto del Fascismo – Sarzana 21 luglio 1921

    € 17,00
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    di Giuseppe Meneghini

    Il 21 luglio 1921 rappresenta una data buia nella storia dello squadrismo fascista: una spedizione di qualche centinaio di squadristi aggredì alle prime luci dell’alba Sarzana, la cittadina della Lunigiana retta da un’amministrazione socialista, unica a resistere alle infiltrazioni guidate dal ras carrarese Renato Ricci. Gli uomini di Amerigo Dumini, futuro assassino di Matteotti, vennero bloccati alla stazione da un drappello di carabinieri e soldati, comandati dal capitano dell’Arma Guido Jurgens. Nello scontro a fuoco morirono sei fascisti e un soldato, mentre gli squadristi fuggirono terrorizzati verso le campagne, dove contadini e arditi del popolo in armi ne uccisero altri sei. Il giorno precedente erano stati assassinati, dopo un processo sommario fra torture e atrocità, due giovani spezzini colpevoli solo di essere fascisti. Questi fatti, amplificati dalla stampa dell’epoca, ebbero un grande impatto sull’opinione pubblica e sulla politica nazionale, determinando una grave crisi all’interno del partito fascista e anche della Sinistra. Raccogliendo documenti e fotografie inediti e le testimonianze dei protagonisti, questo volume ricostruisce gli eventi di quei giorni e gli stati d’animo di chi li ha vissuti, raccontando come Sarzana il 21 luglio 1921 divenne una vera e propria “Caporetto del fascismo”.

    Edizioni: Mursia | pp. 304

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  • On sale!

    I Giorni dell’Odio

    € 30,00 € 27,00
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    di AA.VV.

    Un’opera “pioneristica” che, da destra, ha cercato già negli anni Ottanta di fissare alcuni punti fermi nella ricostruzione delle drammatiche giornate dell’aprile 1945 quando la fine della Guerra Civile portò con sé il crollo dell Repubblica sociale italiana e la morte di migliaia e migliaia di persone. Tra i vari saggi quelli a firma di Alberto Giovannini, Duilio Susmel, Vittorio Mussolini e quello, per l’epoca, decisamente rivoluzionario di Luigi Imperatore sui fatti di Dongo e la morte di Mussolini.

    Edizioni: Ciarrapico | pp. 358

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  • On sale!

    Il caso Matteotti – Radiografia di un falso storico

    € 21,00 € 15,75
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    di Franco Scalzo

    Uno dei delitti politici più noti del Novecento rivisto completamente sulla base di lunghe ricerche d’archivio: il Delitto Matteotti (10 giugno 1924) fu molto più di una vendetta squadrista contro un oppositore del governo di Mussolini non ancora divenuto Regime dittatoriale. Scalzo dimostra come all’interno del Partito Fascista ma in opposizione a Mussolini, si era formati circoli affaristici e oltranzisti che vedevano con ostilità, oltre a certe scelte di politica energetica ed economica (petrolio e case da gioco in primis), anche i tentativi del Duce di allargare la base del suo governo – uscito vittorioso dalle elezioni dell’aprile 1924 – ai socialisti moderati. Un “delitto fascista” quindi nel senso che fu portato a compimento da elementi fascisti (in un paio di casi però anche con strani e provati collegamenti con i servizi segreti dell’Unione sovietica) e ordinato da uomini dell’entourage del Capo del Governo (anche loro con documentati legami con ambienti affaristici e massonici) ma, nei fatti, realizzato con fini opposti ai progetti mussoliniani. Un apparente contraddizione che Scalzo documenta con documenti e una ricostruzione che rompe gli schemi della classica interpretazione del delitto Matteotti.

    Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 264

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  • I campi dei vinti

    € 16,00
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    di Paolo Leone

    Più di cinquantamila civili e militari sottoposti per mesi (alcuni per due interi anni) a una brutale limitazione della libertà, concentrati in campi di internamento insufficienti nelle strutture sanitarie, nell’alimentazione, nella tutela della dignità umana. Questa la realtà dei “campi dei vinti”, quei campi di concentramento realizzati in Italia fra l’estate del 1943 e la primavera del 1946 nei quali furono rinchiusi dagli Alleati e senza processo decine di migliaia di fascisti o presunti tali. Per la prima volta di questo tema si parla a livello scientifico, sulla base di documentazione archivistica italiana e britannica che consente di mappare oltre 100 campi di detenzione: da Padula, in provincia di Salerno, a Collescipoli (Terni), da Coltano (Pisa) – che arrivò ad accogliere oltre 32 mila prigionieri – a Laterina (Arezzo), da Miramare (Rimini) a Taranto (dove il campo di Sant’ Andrea, in funzione fino al 1946, vide la reclusione di oltre 10 mila persone in condizioni pessime che sconfinavano nella vera e propria tortura: la “zona di punizione” era ricavata in un campo interamente ricoperto di sassi aguzzi dove i prigionieri venivano relegati senza scarpe per giorni interi). Paolo Leone ha tracciato una sorta di geografia del reticolato, senza dimenticare le decine di campi di transito dove venivano ammassati centinaia di prigionieri destinati, nel migliore dei casi, ad altri campi definitivi, ovvero agli improvvisati tribunali del popolo, che provvedevano a esecuzioni sommarie. Un saggio ampio e originale che fa luce sulle normative giuridiche e sulla vita quotidiana nei campi di internamento, sulle violenze cui furono sottoposti tanti italiani rei di avere combattuto dalla parte dei “vinti”, che divennero così la base di consenso del neofascismo italiano.

    Edizioni: Cantagalli | pp. 200

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  • Tecnica della Sconfitta

    € 24,00
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    di Franco Bandini

    Riedizione del capolavoro storico di Franco Bandini uscito negli anni Sessanta. Giornalista e scrittore senese scomparso nel 2004, Bandini fu inviato speciale per oltre 40 anni del Corriere della Sera, della Domenica del Corriere, dell’Europeo e della rivista Tempo. Profondo conoscitore della storia della prima e seconda guerra mondiale e autore di opere fondamentali, è stato il primo sostenitore dell’ipotesi della doppia fucilazione di Mussolini, per mano prima di 007 legati all’Inghilterra, e poi dei partigiani comunisti. Era considerato uno dei maggiori esperti europei di Intelligence. Il libro, che rievoca i giorni delle decisioni fatali dell’Italia fino alla battaglia di Punta Stilo, è un j’accuse documentatissimo sulle responsabilità di tutti i generi della classe dirigente italiana di allora. Bandini spiega oltre ogni ragionevole dubbio come l’intervento italiano in guerra era voluto e desiderato solo dall’Inghilterra che doveva allargare in ogni modo il conflitto per provocare l’intervento degli Stati Uniti.

    Edizioni: I libri di If… / Nuova editoriale Florence Press | pp. 542

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