-
La Repubblica dei vinti – Storie di italiani a Salò
€ 18,00di Sergio Tau
«Le voci dei vinti» porta all’attenzione del grande pubblico le testimonianze di chi si unì alla Repubblica Sociale Italiana. L’altra faccia della guerra civile viene raccontata direttamente da uomini e donne che, per fedeltà al Fascismo o per paura di essere giustiziati, si ritrovarono a combattere contro i loro stessi connazionali. Le storie raccontate seguivano parabole simili: dal senso di tradimento dopo l’armistizio, alla fuga precipitosa al nord per unirsi alla «Decima» o alle Brigate Nere, alle vicende dimenticate del Servizio Ausiliario Femminile, fino ai campi di addestramento in una Germania crepuscolare, alla resa finale, alle foibe e alle vendette verso i «traditori». Sergio Tau ha raccolto i racconti degli ultimi reduci della Repubblica di Salò, consapevole della necessità di preservare le testimonianze di tutte le voci di quella che ancora oggi è una delle pagine più controverse nella storia italiana. Grazie al ricco testo introduttivo di Pietrangelo Buttafuoco, il libro di Tau è un documento unico per comprendere come le storie personali di uomini e donne si siano intrecciate alla vicenda più tragica dell’Italia fascista, fuori da ogni retorica celebrativa o ideologicamente riduttiva dell’esperienza repubblichina.
Marsilio | pp. 352
-
Julius Evola. Un filosofo in guerra
€ 18,00di Gianfranco De Turris
Tra l’agosto del 1943 e la fine della guerra Julius Evola, filosofo tra i più discussi dell’età contemporanea, si muove nell’Europa al collasso: da Berlino al Quartier Generale di Hitler nella Prussia orientale, poi di nuovo a Roma, come agente dietro le linee, dopo l’arrivo degli americani a Verona e poi a Vienna dove, sotto falso nome, si dedica all’esame di materiale massonico e dove viene ferito durante un bombardamento restando paralizzato. Un periodo sconosciuto della vita del filosofo ricostruito con minuzia di particolari e documenti inediti. Il risultato è un saggio in cui, attraverso le vicende biografiche, si analizzano e si rileggono le idee di Evola per un progetto politico destinato al “dopo”. Le riflessioni sul fallimento del fascismo e del nazismo, la genesi del Movimento per la Rinascita dell’Italia, l’esoterismo, la visione politica e artistica si intrecciano in una trama che non ha niente da invidiare a una spy story, tra servizi segreti tedeschi, false identità, attività e viaggi misteriosi, ferite del corpo e dell’anima.
Mursia | pp. 242
-
Storia in Rete n. 117/118 – Luglio – Agosto 2015 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Storia in Rete di luglio-agosto svela in esclusiva per i suoi lettori alcuni dettagli dal diario inedito del 1942 attribuito a Mussolini che era stato anticipato nello scorso numero. Pagine che mostrano un Mussolini “a tre dimensioni”, con i dubbi e le fragilità di un uomo solo al timone durante la tragedia della Seconda guerra mondiale, molto al di là della piatta visione tramandata dagli opposti della vulgata e dell’agiografia.
Quindi Storia in Rete torna sull’enigma della Sindone: un nuovo saggio rilancia la tesi del “falso medievale” ma lo fa ignorando le evidenze scientifiche e storiche. Lo ha letto per i nostri lettori una esperta della Sindone, Emanuela Marinelli.
Dalla Sindone a un altro mistero della storia della Chiesa cattolica: quello dell’atteggiamento di papa Pio XII durante l’occupazione tedesca di Roma. Documenti eccezionali confermano che fu lo stesso pontefice a ordinare ai conventi romani di aprire le porte per ospitare ebrei e ricercati politici, sottraendoli alle retate dei nazisti. -
Storia in Rete n. 54 – aprile 2010 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Storia in Rete numero 54 di aprile 2010 dedica un ampia sezione ad alcuni degli aspetti oscuri della politica estera di Mussolini, dalla scoperta di un servizio segreto creato dal Duce a Salò per contrastare il tentativo tedesco di annettere il Trentino-Alto Adige alla poco nota – ma molto istruttiva – vicenda della “Linea Non-mi-fido”, la fortificazione del confine al Brennero portata avanti dal 1940 al 1942 in piena alleanza italo-tedesca. E ancora l’ultimo Mussolini, oscillante fra pensieri di morte e disfatta e fisso agli “assi” che ancora gli restavano nella manica e la vicenda dei documenti che forse erano quegli “assi” e che finirono in mano inglese. E – infine – la storia di De Agazio, uno dei primi giornalisti ad indagare sulla sorte di quei documenti, assassinato nel 1947 perchè giunto troppo vicino a verità scottanti. Chiuso il lungo “dossier Mussolini”, Storia in Rete torna ad occuparsi di Risorgimento, con un ritratto di Luigi Luzzatti e quindi con la 14^ puntata della storia dell’astronautica italiana si avvicina al momento clou della nascita dell’Agenzia Spaziale tricolore. Storia in Rete quindi getta uno sguardo sul lato oscuro di Salvator Allende, quando – nella sua giovinezza – il futuro campione della democrazia cilena (e mondiale) sosteneva tesi eugenetiche. Dal Cile a Vienna, dove si celebra il più grande condottiero italiano del Settecento, il Principe Eugenio di Savoia, e ancora il secondo dei ritratti dei fratelli di Napoleone, Luciano Bonaparte, testardo e nobile oppositore dell’Imperatore dei Francesi. Infine una sconsolata panoramica del massacro della storia di Elisabetta di Baviera – conosciuta come “Sissi” – compiuto dalla recente fiction RAI.
Tutto questo e molto altro su Storia in Rete numero 54 !!!
-
I neri e i rossi
€ 22,00di Stefano Fabei
La storia dei tentativi di conciliazione tra fascisti e socialista nei tragici mesi della Repubblica Sociale Italiana. Tentativi culminati nella proposta che Mussolini, il 22 aprile 1945, compiendo la sua ultima manovra politica, consegna al giornalista antifascista Carlo Silvestri, convocato in prefettura a Milano, perché la recapiti all’esecutivo del PSIUP. È l’invito del dittatore al Partito socialista, con l’accordo del Partito d’azione e il tacito consenso del PCI, a prendere in consegna la città di Milano e a mantenere l’ordine pubblico, per cui mette addirittura a disposizione reparti della RSI. Deve essere questo lo sbocco dell’operazione “ponte” che Mussolini ha messo in atto da alcuni mesi con la collaborazione di Silvestri, di Edmondo Cione e in cui coinvolge il comandante delle formazioni partigiane socialiste “Matteotti” Corrado Bonfantini. Ma l’intransigenza di Lelio Basso e, soprattutto, di Sandro Pertini fanno fallire questo progetto a cui molti, da entrambe le parti, hanno guardato con opportunismo ma anche con sincera buona fede.
Edizione: Mursia | pp. 464
-
Il mistero della Missione giapponese
€ 20,00di Paolo Savegnago e Luca Valente
Giugno 1944: un’auto con a bordo due civili giapponesi e una donna viene fermata dagli uomini di una formazione partigiana della Val Leongra, nell’alto vicentino. I tre verranno giustiziati pochi giorni dopo. La vicenda negli anni ha dato il La ad una serie di ipotesi che ricollegavano il terzetto – in realtà creatosi in modo casuale e senza grossi retroscena – a complicate storie di diplomazia segreta e spionaggio. Ma, riducendo alle sue pur tragiche dimensioni la vicenda, gli autori offrono uno spaccato crudo e brutale della Resistenza nell’estate 1944 in Veneto. Come ha scritto Maurizio Dal Lago sul “Giornale di Vicenza”: «La ricerca di Savegnago e di Valente è molto di più di una spy story, è un lavoro rigoroso che fa saltare luoghi comuni antichi e recenti, come l’invito a ritrovare una imprecisata memoria “condivisa” che dovrebbe sanare vecchie fratture della guerra e della lotta partigiana. Ma stendere un velo condiviso, cioè uniforme, buonista, significa espungere gli eventi che creano problema e imbarazzo, e incamminarsi per una strada assai scivolosa e fuorviante, cosa che Savegnago e Valente si guardano bene dal fare. Basta seguire la loro narrazione per comprendere come nessuna verità “scomoda” è occultata e questo per una elementare scelta critica e, insieme, etica: se si vuole fare storia, se si vogliono cioè evitare per quanto possibile parzialità ideologiche e silenzi tattici, bisogna guardare in faccia le contraddizioni di quel tempo, non passare oltre facendo finta di non vedere. Del resto nascondere, smussare, sopire, è una fatica inutile, oltre che stupida, dal momento che le linee di frattura sono dentro gli eventi prima che nelle parole che li narrano. Per questo gli autori hanno scelto di rimanere dentro quelle contraddizioni e di descrivere gli eventi non da fuori o dall’alto, da dove si trova sempre il modo di aggiustare le cose, ma da dentro gli eroismi, di Bruno Brandellero, per esempio, da dentro l’orrore, vedi la vicenda di Domenico Penzo, “Minco”, da dentro una storia d’amore assoluto come quella di Maria Clementi e di Giovanni Giusto, soldato, partigiano e vittima di partigiani. È questa scelta di restare dentro gli eventi la struttura portante del libro, un libro di terza generazione per quanto riguarda le vicende resistenziali, dopo quelli di prima generazione, scritti dai protagonisti, e dopo quelli di seconda generazione che hanno contestualizzato quelle memorie, uscendo però di rado dal perimetro della propria parte, dai limiti di una documentazione insufficiente perché ancora in larga parte non accessibile e dalla tentazione di utilizzare a fini immediatamente politici, “semplificandoli”, fatti complessi e controversi. (…) È noto come nella vulgata resistenziale sia diventato un dogma indiscutibile l’aiuto dei contadini alle formazioni partigiane. Il che non è falso in assoluto, ma non è nemmeno vero se appena si osservano le cose da vicino, da dentro le contrade dove, come rilevavano i parroci della Valle dell’Agno, gli abitanti erano “nel doloroso dilemma di subire la vendetta da una parte se parlano e dall’altra se tacciono senza ritenersi protetti a sufficienza né dall’una né dall’altra parte”. È facile verificare una situazione molto simile anche nelle contrade dell’alta Val Leogra a cui Savegnago e Valente aggiungono un elemento solitamente trascurato. Dalle testimonianze emerge un quadro per nulla bucolico della vita contadina. Al contrario traspare, insieme alle condizioni di estrema miseria in cui le famiglie della montagna vivevano, anche un robusto filo di aspra durezza che spiega, in parte, come tra quelle case e quegli anfratti potessero verificarsi atti di una crudeltà inusitata. Credo che la pattuglia di Albino Gaspari, “Scalabrin”, ne possa essere un esempio significativo, unitamente alla citata vicenda di “Minco”, dove è impossibile distinguere l’orrore dalla pietà». (da Il Giornale di Vicenza del 21 aprile 2005)
Edizione:Cierre/Istrevi | pp. 462
-
Bombardate Roma
€ 19,00di Mimmo Franzinelli
Uno dei più grandi scandali politico-giornalistici della storia d’Italia trova in questo libro una ricostruzione di parte. Nel gennaio 1954 il settimanale “Candido” diretto da Giovanni Guareschi pubblica delle lettere attribuite all’ex primo ministro Alcide De Gasperi che, nel 1944, mentre era in clandestinità nella Roma occupata dai nazisti, avrebbe chiesto agli anglo-americani di bombardare la periferia della Città Eterna per facilitare la sollevazione popolare contro l’occupante. Quelle lettere vennero dichiarate false dal tribunale di Milano che però non volle disporre le perizie per appurarne l’autenticità. Franzinelli concorda con le conclusioni del tribunale e “salva” sia De Gasperi che Guareschi che, secondo l’autore, sarebbe stato raggirato da uno strano gruppo di neofascisti decisi ad attaccare De Gasperi con documenti falsi. La questione investe così uno strano personaggio, ex ufficiale della Rsi, Enrico De Toma che ebbe per le mani numerose carte provenienti dagli archivi di Mussolini e che negli anni Cinquanta salì agli onori della cronaca a più riprese proprio per il materiale in suo possesso. La tesi di Franzinelli fa acqua da più parti ma per chi non conosce la storia il libro può comunque fornire un aiuto a capire quegli anni così complicati e, in apparenza, lontani.
Edizione: Mondadori | pp. 239
-
I ragazzi di Quai de Bacalan
€ 24,00di Andrea Vezzà
Dopo l’8 settembre 1943, sparita ogni rappresentanza ufficiale italiana in Francia, alcuni giovani italiani cercarono di raggiungere l’Italia e arruolarsi nel nuovo esercito repubblicano. Qualcuno si accorse del gesto e intervenne: fu preparato il loro trasferimento a Betasom, la base dei sommergibili italiani di Bordeaux che non aveva accettato la resa. Trecento volontari prontamente inquadrati nel reggimento San Marco di stanza della base di quai de Bacalan. Qui ricevettero un primo addestramento militare e andarono a formare la 1° Compagnia “Volontari di Francia” del Battaglione Longobardo. Combattenti sotto una bandiera ritenuta sbagliata, questi giovani sono stati dimenticati dalla storia ufficiale e le loro gesta sono cadute nell’oblio. Questo libro, attraverso testimonianze dirette, rievoca nella sua integrità la stupefacente avventura di quei “Volontari di Francia”.
Edizione: Ritter | pp. 193
-
Fascismo d’acciaio
€ 22,00di Stefano Fabei
Durante l’intera esperienza fascista, a Terni, in Umbria, sede di importanti fabbriche siderurgiche si vissero importanti esperienze sociali, forse le più complete dell’intera politica sociale del Regime. La città umbra si meritò il soprannome di «Manchester d’Italia» perché fu un microcosmo in cui si rifletté la politica sociale del Fascismo anche durante la RSI quando si riuscì a garantire l’amministrazione ordinaria, a contenere l’arroganza tedesca e a bloccare la guerra civile, relegando le attività della Resistenza nei territori periferici. Tutto questo fu possibile anche grazie all’impegno di una figura di politico e sindacalista decisamente particolare e poco conosciuta: Maceo Carloni. Attraverso la biografia di questo fervente mazziniano mai pentito è ricostruita la storia del Fascismo a Terni, dove lo Stato fu istituzione politica e imprenditore, dalle origini alla Liberazione. Messa l’industria sotto la tutela del capitalismo statale, il regime fascista offrì ai lavoratori occupazione e assistenza attraverso l’inquadramento nell’organizzazione sindacale-corporativa e facendo ruotare tutto attorno alla «fabbrica totale». Dalle discussioni su sindacalismo e corporativismo all’elezione nella RSI delle commissioni di fabbrica, che videro eletti accanto ai fascisti anche socialisti e comunisti, e da cui nel periodo postbellico sarebbero sorti i consigli di gestione, presi a modello dal sindacato più rappresentativo, emerge un’immagine diversa del lavoratore nel regime: quella di un uomo che dall’esperienza della Grande Guerra imparò a progettare la vita secondo un’ottica nazionale, attribuendo alla sua attività un senso etico e pedagogico.
Edizioni: Mursia | pp. 366
-
IL CONGRESSO DI VERONA – 14 novembre 1943
€ 20,00a cura di Marino Viganò
Il 14 novembre 1943, a Verona, il Fascismo, crollato pochi mesi prima in occasione della destituzione di Mussolini il 25 luglio, si riorganizza su basi ideali che richiamano espressamente le origini del 1919. Sotto la direzione del nuovo segretario del nuovo Partito Fascista Repubblicano, Alessandro Pavolini, un'assemblea tumultuante discute e approva i famosi “18 punti” programmatici. Minuto per minuto il resoconto dello storico congresso. Il reale svolgimento con il resoconto stenografico, l'atmosfera e le tensioni che lo precedono e l'accompagnano, l'intensità e lo spirito delle idee, la direzione impressa ai documenti programmatici preparatori, gli interventi durante la seduta. Il Fascismo, rinasce, per poco, pronto a tuffarsi nella tragedia della Guerra civile.
Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 218
-
I Giorni dell’Odio
€ 30,00€ 27,00di AA.VV.
Un’opera “pioneristica” che, da destra, ha cercato già negli anni Ottanta di fissare alcuni punti fermi nella ricostruzione delle drammatiche giornate dell’aprile 1945 quando la fine della Guerra Civile portò con sé il crollo dell Repubblica sociale italiana e la morte di migliaia e migliaia di persone. Tra i vari saggi quelli a firma di Alberto Giovannini, Duilio Susmel, Vittorio Mussolini e quello, per l’epoca, decisamente rivoluzionario di Luigi Imperatore sui fatti di Dongo e la morte di Mussolini.
Edizioni: Ciarrapico | pp. 358
-
I campi dei vinti
€ 16,00di Paolo Leone
Più di cinquantamila civili e militari sottoposti per mesi (alcuni per due interi anni) a una brutale limitazione della libertà, concentrati in campi di internamento insufficienti nelle strutture sanitarie, nell’alimentazione, nella tutela della dignità umana. Questa la realtà dei “campi dei vinti”, quei campi di concentramento realizzati in Italia fra l’estate del 1943 e la primavera del 1946 nei quali furono rinchiusi dagli Alleati e senza processo decine di migliaia di fascisti o presunti tali. Per la prima volta di questo tema si parla a livello scientifico, sulla base di documentazione archivistica italiana e britannica che consente di mappare oltre 100 campi di detenzione: da Padula, in provincia di Salerno, a Collescipoli (Terni), da Coltano (Pisa) – che arrivò ad accogliere oltre 32 mila prigionieri – a Laterina (Arezzo), da Miramare (Rimini) a Taranto (dove il campo di Sant’ Andrea, in funzione fino al 1946, vide la reclusione di oltre 10 mila persone in condizioni pessime che sconfinavano nella vera e propria tortura: la “zona di punizione” era ricavata in un campo interamente ricoperto di sassi aguzzi dove i prigionieri venivano relegati senza scarpe per giorni interi). Paolo Leone ha tracciato una sorta di geografia del reticolato, senza dimenticare le decine di campi di transito dove venivano ammassati centinaia di prigionieri destinati, nel migliore dei casi, ad altri campi definitivi, ovvero agli improvvisati tribunali del popolo, che provvedevano a esecuzioni sommarie. Un saggio ampio e originale che fa luce sulle normative giuridiche e sulla vita quotidiana nei campi di internamento, sulle violenze cui furono sottoposti tanti italiani rei di avere combattuto dalla parte dei “vinti”, che divennero così la base di consenso del neofascismo italiano.
Edizioni: Cantagalli | pp. 200