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Home|Fascismo|La morte a grinta dura – Squadristi 1919-1923

La morte a grinta dura – Squadristi 1919-1923

€ 18,00

di Pierluigi Romeo di Colloredo

Squadrismo è un termine che nell’immaginario collettivo odierno richiama ad un atteggiamento violento, quello che caratterizzò l’operato delle squadre sparse lungo lo Stivale, contro il cosiddetto sovversivismo rispondendo alla violenza dei rossi con altrettanta violenza, dapprima per reazione, poi attaccando per primi, e anche contro le autorità. Oggi la storiografia dominante tende ad incolpare per le violenze esclusivamente gli squadristi: ma la realtà italiana dei primi anni Venti fu quella di una guerra civile a bassa intensità, con centinaia di vittime da entrambe le parti. In questo libro non vogliamo fare antistoriche esaltazioni ed apologie od altrettanto antistoriche demonizzazioni, né stabilire linee di demarcazione tra buoni e cattivi, ma raccontare un fenomeno fondamentale della storia italiana così come si svolse veramente, a cent’anni dalla fondazione dei Fasci, un fenomeno che insieme a pagine di violenza e sopraffazione ne vide anche di luminose, grazie all’idealismo di reduci e di giovanissimi, che imposero l’Italia di Vittorio Veneto contro quella di Caporetto, l’Italia degli Arditi, dei ragazzi del ’99 contro l’internazionalismo della sovversione rossa.

Ciclostile/Eclettica | pp. 214

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Categories: Fascismo, Novecento Tags: 1919, 1921, Fasci di combattimento, Fascismo, fascismo di sinistra, Italia, Mussolini, Partito Nazionale Fascista, Pierluigi Romeo di Colloredo, politica culturale, squadrismo, squadristi
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    Edizioni La Testa di Ferro/AGA | pp. 160

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    Edizioni: Mursia | pp. 304

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  • Storia in Rete 125-126 – Marzo / Aprile 2016 (pdf da scaricare subito)

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    Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di marzo-aprile!!

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    Che sia stato un grande giornalista non lo nega nessuno, neanche i suoi avversari più tenaci e intransigenti. E quella di Bruno Gatta è una biografia particolare fatta attraverso la lunga carriera di Mussolini nei giornali, soprattutto il suo “Il Popolo d’Italia” fondato nel novembre 1914 subito dopo l’uscita dal Partito socialista e pochi mesi prima dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale. Sull’interventismo si era giocata la partita politica di Mussolini con i suoi ex compagni socialisti e da quel momento “Il Popolo d’Italia” fu più che un giornale per colui che non aveva ancora fondato il Fascismo e conquistato il Potere. Anche negli anni a seguire, una volta diventato primo ministro, il giornalista Mussolini amava il suo mestiere di Duce ma ancora di più quel suo figlio prediletto che era il giornale, “quel piccolo foglio di carta nel quale confluisce la storia del mondo in una giornata”. Quell’amore durò fino al 25 luglio 1943. Poi lo stesso Mussolini non volle più che il suo giornale uscisse per non esporlo alla censura tedesca. Ma anche negli ultimi mesi si comportò da giornalista firmando le “anonime”, ficcanti “Corrispondenze repubblicane”

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    Settimo Sigillo | pp. 272

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    Il fascismo rivoluzionario – o “di sinistra” – è quella componente progressista del movimento mussoliniano che intende sovvertire l’ordine borghese, il capitalismo, la finanza internazionale e lo sfruttamento operato dagli usurai ai danni del popolo, al fine di edificare – sulle macerie del vecchio mondo liberaldemocratico – la giovane civiltà del lavoro, liberamente organizzata nell’ordine corporativo. Contrario anche al brutale collettivismo comunista – limitato ad una visione materialista che nega ogni riferimento all’identità storico-etnica delle stirpi – il fascismo rivoluzionario intende costruire una comunità di popolo nella quale vengano fusi – in una sintesi totalitaria – la modernità e la tradizione, il socialismo e il nazionalismo, le aristocrazie eroiche e le masse popolari. La mistica della lotta, la fede nel capo carismatico, la fiducia nel destino di gloria, l’eroismo guerriero e la fanatica fedeltà all’idea sono alcuni degli elementi che fanno del fascismo un fenomeno non solo politico, sociale o economico, ma anche spirituale, culturale e addirittura religioso.

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    di Andrea Augello

    I primi anni di piombo a Roma 1919-1923: «Un saggio prezioso perché ci immerge nel crogiolo di ideologie che ribolliva tra gli arditi. Nascono negli scontri di piazza capitolini di quegli anni molti degli elementi che poi caratterizzeranno le battaglie metropolitane di mezzo secolo dopo.»

    Dalla Prefazione di Gianluca Di Feo

    Roma 1919: intorno a Mario Carli, giornalista e poeta futurista, si raccoglie un gruppo di giovanissimi ex combattenti provenienti dal corpo degli arditi, per dar vita a un sodalizio politico e rivoluzionario da cui nasceranno due esperienze diversissime e antagoniste tra loro, il Fascio di combattimento romano e gli Arditi del Popolo. Sono «soldati politici» che, sopravvissuti alla Prima guerra mondiale, hanno giurato di cambiare l’Italia, per poi invece dividersi tra fascisti e antifascisti. In queste pagine, attraverso verbali inediti dei Carabinieri sul complotto di Pietralata, rivivono gli esordi del  fascismo a Roma e i primi anni di piombo della Capitale che segnano la data di nascita dei partiti armati, degli attentati alle sedi nemiche, degli agguati e della guerriglia metropolitana, del terrorismo e della violenza nelle università e nelle scuole. Una storia tragica la cui scia di sangue ha attraversato il Novecento segnando la vita di tre generazioni.

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    Le più recenti tecniche medico legali e digitali portano a conclusioni molto diverse dalla versione ufficiale a proposito della morte di Mussolini. Conclusioni che poggiano non su nuovi documenti e testimonianze ma su rigorose analisi scientifiche in puro stile CSI condotte da una squadra di medici legali ed esperti informatici costituitasi all’Università di Pavia sotto la guida del professor Francesco Pierucci. Oggi la Scienza aiuta la Storia a guardare con occhi diversi foto e filmati dell’aprile 1945 e a sostenere che il dittatore fu ucciso e poi rivestito, secondo modalità e probabilmente tempi diversi da quelli di Claretta Petacci. Un colpo definitivo alla versione classica che dal 1945 colloca la morte dei due davanti al cancello di Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra, alle 16.10 del 28 Aprile ’45. Ma perché si è voluto nascondere la verità per oltre sessant’anni?

    Durata: 55 minuti | Lingua: italiana | Sottotitoli: inglese | adatto a qualunque pubblico

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