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L’Ukraina e il suo fascismo
€ 20,00di Michele Rallo
L’Organizzazione dei Nazionalisti Ukraini dalle origini alla guerra fredda fino alle tensioni con la Russia di Putin. Il libro ripercorre la storia dell’Ukraina moderna, in parallelo a quella della più attiva ed interessante tra le sue forze politiche, l’Organizzazione dei Nazionalisti Ukraini, formazione che per molti versi si è ispirata al fascismo italiano. Il lavoro fornisce anche una interessante chiave di lettura per le vicende odierne di quel Paese, sempre in bilico, storicamente, fra est e ovest, fra Russia e Germania., tra Occidente e Oriente.
Edizioni Settimo Sigillo | pp. 152 + 30 pagine di illustrazioni fuori testo
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Invincibile Russia. Come Pietro il Grande, Alessandro I e Stalin hanno sconfitto gli invasori
€ 22,00di Andrea Santangelo
Un paese che si estende in longitudine per 9.200 chilometri e in latitudine per 4.500, attraversato da ben 11 fusi orari e con confini non difesi da invalicabili barriere naturali, non poteva che scatenare la cupidigia degli invasori. Questo il destino militare della Russia, che sin dagli albori della sua formazione come Stato ha subito invasioni sia da Oriente sia da Occidente. Ma la Russia non ha nel suo destino di essere conquistata. Chi ha tentato di farlo, infatti, è andato incontro alla sconfitta e al disastro militare, come dimostrano le tre più famose invasioni della sua storia: quella svedese guidata dall’ambizioso re Carlo XII (1708), quella francese comandata dal genio di Napoleone Bonaparte (1812) e quella tedesca ordinata da Adolf Hitler nel giugno 1941.
Carocci | pp. 288
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Cultura fascista e razza
€ 24,00di Carlo Arrigo Pedretti
Il saggio intende chiarire il rapporto fra la cultura fascista e gli atteggiamenti razzistici del regime, attraverso l’analisi della rivista “Geopolitica”, edita dal 1939 al 1942. Patrocinatore Giuseppe Bottai che, come ministro dell’Educazione Nazionale, si era posto il problema di potenziare la conoscenza di una geografia insegnata nelle scuole secondo la volontà pedagogico-nazionale. Non più sufficiente la geografia politica, troppo statica, sceglieva la formula della geopolitica, capace di contemperare ed esaltare entro una cornice epistemiologicamente nuova gli aspetti geografici, economici strategici e e politico-contemporanei. La rivista, sotto l’impulso di un intellettuale di grande caratura come Bottai, pur nella forzata acquiescenza alle leggi razziali volute da Mussolini, appare però priva degli aspetti beceri del razzismo biologico alla tedesca.
Una recensione di L. Gallesi del volume sul sito di “Storia In Rete” – clicca qui
Ritter | pp. 216
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Ciano
€ 34,00di Eugenio Di Rienzo
Galeazzo Ciano, ministro degli esteri italiano negli anni più tragici della storia italiana e la sua vita pubblica e privata in qualità di “genero di regime” durante il Fascismo. Questa ricostruzione biografica si basa su una ricca documentazione inedita proveniente dagli archivi italiani, vaticani, britannici, francesi, nipponici, tedeschi, statunitensi e dalle memorie delle maggiori personalità politiche entrate in rapporto con l’ultimo ministro degli Esteri dell’Italia fascista. Si tratta di un lavoro corale che non analizza solo la sua vita privata, ma anche la costruzione della sua straordinaria fortuna finanziaria, il complesso rapporto con il padre naturale e con il suocero, «padre padrone», Mussolini, la storia d’amore con Edda, intessuta di tradimenti reciproci ma basata su un’infrangibile, quasi fraterna, solidarietà, le tante avventure sessuali che gli guadagnarono la fama, del tutto meritata, di compulsivo seduttore seriale. Questo libro è anche una biografia dell’Italia del Ventennio nero, delle sue classi dirigenti fasciste o fascistizzate, degli intrighi e delle lotte di potere condotti all’interno del Partito Fascista, nei saloni del Quirinale, nelle segrete stanze della Santa Sede, nei circoli affaristici del regime e nei Palazzi della grande industria e dalla grande finanza. L’autore approfondisce poi, la strategia internazionale del nostro Paese che, per la prima volta, dal 1935 al 1943, s’illuse di potersi presentare sul palcoscenico della storia nelle vesti di Grande Potenza, per poi rimanere stritolata, dopo il giugno 1940, nella morsa stretta attorno a essa da un malfido alleato, la Germania hitleriana, e dai veri Major Powers: Inghilterra, Stati Uniti, Russia.
Salerno editrice | pp.696
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“Non ho tradito” – Memorie dal carcere
€ 25,00di Pierre Laval
Il memoriale difensivo scritto in carcere prima di essere condannato a morte e giustiziato dell’ex primo ministro francese Pierre Laval alla fine della Seconda guerra mondiale. Come ha scritto Aldo G. Ricci su “Storia In Rete” n. 186 /gennaio 2022: “La storia, come è noto, la scrivono i vincitori. E anche l’amministrazione della giustizia sui vinti è di loro pertinenza. Da Vercingetorige a Napoleone le conferme sono infinite. La versione dei vinti ha bisogno di tempo per emergere e a volte non emerge mai. Da questo punto di vista non si può non salutare con favore la pubblicazione del memoriale che Pierre Laval, primo ministro della Repubblica di Vichy dal 1942 al 1944, durante l’occupazione tedesca della Francia, scrisse in carcere tra agosto e settembre del 1945, in attesa di quel processo che l’avrebbe condannato a morte e dove non poté esporre le ragioni a sua difesa ricostruite minuziosamente proprio in questo memoriale. Un processo “vergognoso” come lo definì l’ambasciatore americano a Parigi, Jefferson Carrey, “per la mancanza di dignità del presidente di questo Tribunale speciale e la parzialità irritante mostrata dai giurati”, come ricorda Luca Gallesi nell’introduzione al volume. Il 15 ottobre Laval fu fucilato dopo che il generale De Gaulle rifiutò di concedergli la grazia, diversamente da quanto avvenne invece per il Presidente della Repubblica di Vichy, il maresciallo Pétain, sia per i meriti da lui acquisiti nella Grande Guerra (era il ‘vincitore di Verdun’), sia per l’età avanzata (aveva 89 anni nel 1945). Il nodo degli avvenimenti che ruotano intorno a Vichy si strinse nel giugno del 1940 quando, dopo la sconfitta dell’esercito francese da parte delle truppe tedesche, il governo francese, anche per iniziativa di Laval, scelse la strada dell’armistizio e non quella della capitolazione, come avrebbe preferito De Gaulle per proseguire il conflitto nelle colonie oltremare. La capitolazione avrebbe comportato l’occupazione totale del Paese, mettendo tutta la popolazione alla mercé dei tedeschi; l’armistizio prevedeva invece una Francia dimezzata, con una parte occupata e un’altra formalmente libera, ma costretta, più o meno volentieri a una collaborazione con la Germania nazista. Una collaborazione che si fece, strada facendo sempre più stretta e pesante con tributi pesanti e persecuzioni di ebrei e antifascisti. Laval e Pétain scelsero la strada dell’armistizio pensando di svolgere comunque un ruolo di protezione della popolazione francese e del Paese, come spiega lo stesso Laval in queste pagine. La stessa motivazione, a ben vedere, con cui Mussolini, in un contesto completamente diverso, decise di guidare la Repubblica Sociale Italiana per evitare la ‘polonizzazione della penisola’. “L’onore, scrive Laval, si trova dovunque, sotto qualsiasi forma si lavori per difendere gli interessi della patria”. Un dilemma angosciante che rende la lettura di queste pagine, quale che sia il giudizio su questo capitolo della Storia, altamente drammatica e in ogni caso istruttiva. Questo libro documenta in modo unico il lato umano di combattenti giapponesi prima di morire, in combattimento, in ospedale o sul patibolo. Testi a volte ingenui ma sempre commoventi. Non nascondono le atrocità compiute né l’ottusità o l’intolleranza della casta militare nipponica. Quelle lettere mostrano senza veli e reticenze la realtà umana e dolorante che stava dietro la facciata di un paese lontano e quasi mitico, la realtà di una gioventù che – attraverso le prove sofferte – prende coscienza dei grandi valori: il rispetto dell’individuo, la libertà, la fraternità, l’onore.
Oaks editrice | pp. 350
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Come fiori di ciliegio
€ 18,00a cura di Jean Lartéguy
Questo libro documenta in modo unico il lato umano di combattenti giapponesi prima di morire, in combattimento, in ospedale o sul patibolo. Testi a volte ingenui ma sempre commoventi. Non nascondono le atrocità compiute né l’ottusità o l’intolleranza della casta militare nipponica. Quelle lettere mostrano senza veli e reticenze la realtà umana e dolorante che stava dietro la facciata di un paese lontano e quasi mitico, la realtà di una gioventù che – attraverso le prove sofferte – prende coscienza dei grandi valori: il rispetto dell’individuo, la libertà, la fraternità, l’onore.
Oaks editrice | pp. 170
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La Lupa e il Sol Levante
€ 15,00di Tommaso de Brabant
Il 7 dicembre 1941, formidabili squadre aeree giapponesi attaccarono una grande flotta di corazzate statunitensi ancorate a Pearl Harbor, nelle isole Hawaii: lo scontro trascinò nella Seconda Guerra Mondiale i due imperi più aggressivi dello scacchiere internazionale, mutando il corso della storia. Nell’ottantesimo anniversario di quell’evento, La Lupa e il Sol Levante esplora le relazioni tra il Giappone del Tenno e l’Italia del Duce: due Nazioni che, malgrado le iniziali distanze e la reciproca diffidenza, si trovarono alleate nella disavventura bellica. Un’epopea straordinaria e controversa, ancora sconosciuta – nei suoi dettagli e nei suoi retroscena – al grande pubblico. Il presente saggio, arricchito dalla prefazione di Marco Valle, vuole restituire una ricostruzione esaustiva dei fatti e dei personaggi che condizionarono le sorti di un’alleanza che coinvolse avventurieri e soldati, eroi e traditori, aviatori e diplomatici.
Passaggio al Bosco Editore | pp. 212
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Rommel. Ambiguità di un condottiero
€ 16,00di Carlo De Risio
Il cippo c’è ancora, piantato dagli Italiani, ai margini della strada litoranea: ”Mancò la fortuna non il valore – 111 chilometri da Alessandria”. Testimonianze attendibili assicurano che nostri motociclisti percorsero quei chilometri, il 30 giugno 1942, e raggiunsero la periferia della città egiziana affacciata sul Mediterraneo, mentre nell’interno si combatteva. Questo accadeva con i reparti della Ottava Armata britannica che rifluivano in disordine verso Oriente. Un mistero avvolge quelle ore cruciali del conflitto in Africa Settentrionale, a quasi ottant’anni dagli avvenimenti. Il generale Claude Auchinleck non seppe mai spiegarsi perché Rommel si fosse fermato, consentendo a rinforzi giunti dal lontano Iraq di imbastire una affrettata difesa. Sta di fatto che, dal mattino del 30 giugno e per intere ventiquattro ore, il cannone tacque davanti a El Alamein. Perché Rommel venne meno alla sua perentoria direttiva “In nessun caso deve essere lasciato al nemico di organizzarsi”? Che cosa passò per la mente della “volpe del deserto”? Da parte italiana, una motivazione di ordine morale e politico, non soltanto militare, aveva nel frattempo indotto Mussolini a precipitarsi in Libia, dopo che una parola d’ordine convenuta aveva annunciato che l’avanzata dell’Armata italo-tedesca era inarrestabile e che la conquista di Alessandria era imminente. Fino a quel momento, il vittorioso ciclo di operazioni era avvenuto col nome di Rommel sulla bocca di tutti: occorreva rimediare a questa univocità. Mussolini giunse a Derna nel tardo pomeriggio del 29 giugno, e Rommel ne fu ovviamente subito informato. All’ombroso neo Maresciallo, questa novità risultò poco gradita, interpretata nel senso che gli si volesse “rubare la scena” nell’entrata ad Alessandria data per scontata. Poco convincente, nelle sue annotazioni successive, perché rinunciò a “darci dentro”, sul fronte, senza por tempo in mezzo. Il Duce si fermò sulla “quarta sponda” fino al 20 luglio e varcò timidamente la frontiera con l’Egitto, a Sollum, senza spingersi a ridosso della prima linea. Per tutto questo tempo Rommel non prese in considerazione un incontro con Mussolini tra la sorpresa generale e con imbarazzo degl stessi Tedeschi. “Nessuno, – scrisse in seguito Auchinleck – e io meno degli altri, era in grado di dire se si poteva radunare e riorganizzare l’Armata in tempo per fermare Rommel e salvare l’Egitto. La cosa rimase in dubbio per almeno due settimane”. Il 30 agosto 1942, in quella che è passata alla storia come “la corsa dei sei giorni”, avvenne l’ultimo tentativo di aprirsi il passo in direzione di Alessandria, Il Cairo e il Canale di Suez. Ne risultò la meno convinta e meno decisa offensiva di tutta la campagna d’Africa, iniziata da Rommel, sospesa, ripresa, con disorientamento delle truppe dell’Armata corazzata, costrette alla fine a retrocedere sulla linea di partenza. Il Maresciallo, politicamente, era già “dall’altra parte”? Sospettato di aver preso parte, in qualche modo, al complotto e all’attentato contro Hitler (20 luglio 1944), quindi arrestato in convalescenza a Herrlingen (Ulma), venne costretto a scegliere fra un processo e il suicidio: scelse la seconda alternativa.
IBN Editore | pp. 132
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Mio nonno fascista. Una storia familiare sottratta all’oblio
€ 25,00di Roberto Festorazzi
Festorazzi racconta, con molti documenti, la storia di suo nonno Pietro, pioniere del movimento delle camicie nere in terra lariana. Iscritto al Fascio di Lecco, dal novembre del 1920, è in seguito fondatore e segretario della sezione di Bellano. Grazie al ritrovamento di una rara relazione del 1923, conservata in un cassetto della vecchia casa del nonno, l’autore può ricostruirne l’avventura umana e politica. Ma è, soprattutto, la scoperta delle lettere inviate da Pietro Festorazzi in Italia, durante la sua partecipazione alla campagna di Russia, nel corso della Seconda guerra mondiale, a emozionare il nipote scrittore, che decide di renderle pubbliche in questo volume. Di quelle missive dalla Russia, che la tradizione orale di famiglia aveva dato per realmente esistite, da decenni in realtà si erano smarrite le tracce, tanto da ritenerle perdute per sempre.
Il Silicio | pp. 140
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Le rose di Stalin
€ 14,50di Armando Torno
Stalin andava quasi ogni sera al Bolscioi, percorrendo un corridoio sotterraneo segreto. Spesso gli artisti ricambiavano la cortesia e si recavano al Cremlino. Tra essi, una donna ebbe un rapporto privilegiato con il dittatore: Olga Lepeshinskaya, prima ballerina a Mosca dal 1933 al 1963. Stalin le portava delle rose in camerino, poi cenava con lei e le chiedeva di danzare. Dopo la fine della guerra fredda e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, dagli archivi, dalle biblioteche, ma soprattutto dalle confidenze personali di molti protagonisti della storia russa emergono racconti sorprendenti. Le rose di Stalin come ci dice lo stesso Torno è un viaggio nella cultura russa per capire soprattutto cosa sta accadendo in quel paese dopo il crollo del Comunismo. E, insieme a Stalin, popolano queste pagine scritte con maestria, altri giganti della storia russa: Tolstoj, Pasternak, Cechov, Dostoevskij, Lenin, Kruschev…
Marietti 1820 | pp. 168
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Missione segreta a Londra
€ 24,00di Louis Rougier
Nel 1945 il filosofo Louis Rougier ha scritto un libro di storia molto scomodo. Scomodo era allora – e infatti, lui, francese, lo poté pubblicare inizialmente solo all’estero e non in patria – e lo è oggi per la sua intatta capacità di rompere schemi e luoghi comuni. Come? Ad esempio raccontando di una sua missione nell’ottobre 1940 a Londra per arrivare ad una pace di fatto tra la Francia “collaborazionista” di Vichy, ormai nell’orbita della Germania nazista, e il governo della Gran Bretagna, rimasta sola a fronteggiare Hitler. Da quella missione Rougier sarebbe tornato con un documento concordato direttamente con il premier inglese Churchill che, contemporaneamente, già stava lavorando al proprio mito di alfiere della democrazia e della libertà nonché di inflessibile nemico dei totalitarismi. (dalla Prefazione di Fabio Andriola)
OAKS editrice | pp. LII + 262
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Hitler e l’esoterismo
€ 18,00di Giorgio Galli
L’accademia continua a trascurare la relazione tra il Nazismo, i suoi uomini di punta a cominciare ovviamente dallo stesso Hitler con la cultura esoterica. Un ritardo che riguarda anche altri regimi e sistemi politici e altre epoche. In questo libro, Galli – uno dei pionieri dello studio dei legami tra esoterismo e politica e in particolare tra esoterismo e Nazismo – analizza in particolare: la specifica natura dell’esoterismo nazionalsocialista e, personalmente, di Hitler.
Oaks editrice | pp. 238