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Berlinguer e il Diavolo
€ 14,00di Francesco Bigazzi e Dario Fertilio
Questo saggio storico affronta il legame politico-economico che univa l’Unione Sovietica al Partito Comunista, fin dai tempi di Stalin e poi in seguito, attraverso un viaggio che culmina nella segreteria di Berlinguer, e anche successivamente. Contiene rivelazioni importanti sui finanziamenti illeciti, le armi, il sistema di spionaggio. E una rivelazione finale che coinvolge anche la classe politica russa succeduta alla caduta del regime. L’icona Enrico Berlinguer viene messa a nudo, pur riconoscendo al personaggio una sua grande valenza e dignità storica. Sette capitoli da leggere tutti d’un fiato per avere una visione originale e spesso taciuta del modus operandi di Botteghe Oscure.
Paesi edizioni | pp. 144
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Come sopravvivere all’occupazione sovietica – Una guida per gli sprovveduti
€ 24,00di Alexandra Orme
La vera storia dell’avanzata delle truppe sovietiche in Ungheria vista da una polacca sposata a un ungherese. Sperava ardentemente di essersi liberata della violenza e dei soprusi che avevano caratterizzato l’occupazione tedesca, finalmente terminata. Si sbagliava… Ma da questo sbaglio è nato un diario lungo poco più di tre mesi (da fine dicembre 1944 a fine marzo 1945) dove con ironia la Orme descrive personaggi e situazioni con grazia, umorismo e una acuta capacità di osservazione che non risparmia né il singolo fante né l’alto ufficiale. Assassini, predoni, cantanti e poeti, arroganti e timidi, ladri e sognatori, generosi e distratti, sporchi e fanfaroni. E’un’interminabile galleria umana quella che offre l’Armata rossa che sta conquistando mezza Europa e che nei giorni del diario è impegnata nella dura battaglia per Budapest (il secondo scontro cittadino più lungo e sanguinoso della Seconda guerra mondiale dopo Stalingrado). Una lettura drammatica e divertente assolutamente consigliata.
Pseudonimo di Litka de Barcza (1910-1975) Alexandra Orme nasce a Varsavia, cresce in Polonia, Svizzera, Germania e Inghilterra, si sposa nel 1944 con un ungherese che entra nel mirino della Gestapo. Nel dopo-guerra, questo suo libro, noto soprattutto nell’edizione inglese Comes the Comrade, è stato un best seller internazionale.
Oaks | pp. 264
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Angeli Sterminatori
€ 18,00di Gian Piero Milanetti
Avere tra le mani il volume di Milanetti e pensare ad una famosa frase di Oscar Wilde è stato un tutt’uno: «Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto». Nina, Roza, Aleksandra, Lyda, Yulia, Lyudmila, Elizaveta… l’elenco potrebbe continuare a lungo. Sono state moltissime infatti le ragazze (alcune anche graziose, altre con i classici tratti da contadinotta robusta che ricordano le signore dei burocrati del Cremlino) protagoniste di questo libro davvero sorprendente che ci ricorda come, sempre, la Storia sia la somma di tante storie spesso poco note. E Milanetti racconta vicende curiose, sconosciute ai più: gli “Angeli sterminatori” del titolo, si è capito, sono proprio queste donne comunque straordinarie anche nella loro spietatezza. Una spietatezza che sembra difficile da accettare guardando le loro foto: sorrisi imbarazzati e orgogliosi, accompagnati da medaglie e fucili. Sorrisi giovani perché queste donne (furono qualche migliaio) non dovevano avere più di 25 anni oltre ad aver fatto almeno sette anni di scuola, avere una robusta costituzione e, ovviamente, una vista eccellente. Sorridevano anche per altre ragioni: lo scampato pericolo ad esempio, perché se i tedeschi le catturavano avevano l’ordine di fucilarle subito, possibilmente dopo averle violentate e torturate. E sorridevano perché comunque sapevano vendicarsi e/o difendersi: in coda al volume viene riportata la classifica finale delle più micidiali tra loro: in testa a tutte c’era Lyudmila Mikhailovna Pavlichenko con 309 tedeschi uccisi, seguita a distanza da Olga Aleksandrovna Vasilieva con 185 e da Ekaterina Zuranova con 155. Leggendo il libro torna subito alle mente al famoso film “Il Nemico alle Porte” con Jude Law cechino russo che duella con Ed Harris, cecchino tedesco, tra le macerie di Stalingrado. Ma gli “angeli sterminatori” si muovevano soprattutto in campo aperto o nelle boscaglie, eredi di una tradizione tutta russa/sovietica: infatti, ricorda Milanetti, quella di mandare donne al fronte e non solo con compiti di supporto e logistica ma per combattere, è un’usanza ricorrente nella storia russa che, fin dal 1919, l’Armata Rossa aveva fatto sua: non a caso sempre Milanetti è autore anche di un saggio sulle donne aviatrici che hanno combattuto durante la Grande guerra patriottica contro il nazismo. Un altro esempio di cosa voleva dire “guerra totale” e, anche, di come veniva intesa la parità uomo/donna sotto il Comunismo (F. An.)
da “Storia In Rete” n. 147, gennaio 2018,
Ibn | pp. 184
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Storia in Rete 140 – Giugno 2017 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Chi ha voluto la morte dei fratelli Rosselli? Ottant’anni fa Carlo e Nello Rosselli furono assassinati da terroristi neri francesi affiliati alla “Cagoule”. Per ordine dei servizi segreti italiani? Di Ciano, Anfuso o addirittura dello stesso Mussolini? O per un’astuta manovra dell’NKVD di Stalin? Le due tesi si confrontano su Storia in Rete di giugno: quella classica e quella – sconvolgente – lanciata da Franco Bandini nel 1990, sul saggio “Il cono d’ombra”, che gli costò l’ostracismo e l’esclusione dalle collaborazioni con giornali su cui pubblicava da decenni.
Continua poi su Storia in Rete il dibattito sul Risorgimento: Pino Aprile risponde a Pierluigi Romeo di Colloredo su Cialdini mentre i contributi di intellettuali e lettori portano avanti la discussione su identità nazionale e storia del Risorgimento.
L’arrivo sul piccolo schermo della serie TV “1993” è poi l’occasione per gettare un’occhiata su quello che fu davvero l’anno delle bombe, della svolta politica e del passaggio fra Prima e Seconda repubblica. L’anno dei complotti, che all’epoca molti esponenti politici di primo piano denunciarono apertamente, e che oggi sembrano essere stati dimenticati.
Un balzo indietro di oltre 90 anni, poi, ci permette di fare un paragone fra l’emigrazione italiana dei primi del Novecento e ciò che avviene oggi: a guidarci in questo viaggio è un testimone d’eccezione, Mario Appelius, che a 14 anni si imbarcò come mozzo su una nave che trasportava emigrati (regolari) italiani verso il nuovo mondo. Una umanità verace, ordinata, dignitosa, che – sorpresa – partecipò alle Radiose Giornate del maggio 1915 e mandò migliaia di volontari (fra cui Appelius stesso), a combattere nelle trincee della Grande Guerra…
E ancora, storia a fumetti, con le tavole da “Alcazar” pubblicato dal giovane Ferrogallico, nell’ 80° dell’assedio della fortezza di Toledo, le memorie di Gino Longo, figlio di uno dei più importanti capi del Partito Comunista italiano, nelle attività di propaganda per “convertire” allo stalinismo i prigionieri di guerra italiani nei gulag sovietici, e il ritratto di Pierre Gaxotte, storico controcorrente della Rivoluzione Francese.
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Storia in Rete 137-138 – Marzo-Aprile 2017 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Cento anni fa gli Stati Uniti entravano in guerra contro la Germania. Era il primo atto dell’intromissione degli States nella politica europea che nel tempo si sarebbe concretizzata nella trasformazione del Vecchio Continente in una dependance della superpotenza americana. Ma chi volle davvero l’ingresso degli USA in guerra? Il pretesto della guerra sottomarina tedesca era davvero fondato? Quali interessi economici spinsero la presidenza Wilson verso l’occulta violazione della neutralità ufficiale di Washington verso i belligeranti? Le trame del “complesso militar-industriale e bancario” USA vennero messe in luce dalla Commissione Nye del Senato USA, ma subito dimenticate. Per non infangare il presidente Wilson, artefice del primo grande balzo degli Stati Uniti verso la trasformazione in superpotenza imperialista globale. Le scoperte della Commissione Nye e le trame anglo-americane per costruire una “anglocrazia” mondiale sono al centro di due articoli di “Storia in Rete”. Poi, lo strano esilio di Trotsky a New York, dove fra 1916 e 1917 il padre dell’Armata Rossa trovò collaborazioni lucrose e una vita agiata. Oltre a finanziamenti per portare la rivoluzione a Pietrogrado… E ancora, sempre cento anni fa si svolgeva la vicenda di Robert Goldstein, “l’uomo più sfortunato di Hollywood”. Produttore di un film patriottico uscito al momento sbagliato, fu condannato a 10 anni di carcere sulla base di una legge che ricorda in maniera inquietante l’attuale DDL sulle “fake news” presentato nel Parlamento italiano…
Questo il tema di copertina di Storia in Rete. Che questo numero apre una collaborazione fissa con Pino Aprile sui temi del Risorgimento e del revisionismo sulla riunificazione d’Italia. Prima puntata, per aprire il dibattito, la proposta di istituire una Giornata della Memoria per le vittime del processo risorgimentale.
Ancora America nei due articoli dedicati al nuovo libro di Nico Perrone su De Gasperi: l’umiliante viaggio negli USA del presidente del consiglio nel 1947, a cavallo della firma del diktat di Parigi, e gli effetti del Piano Marshall sullo stile di vita degli italiani. Un cavallo di Troia con cui l’american way of living entrò nel nostro paese dopo la Seconda guerra mondiale.
Con un balzo indietro, poi, Storia in Rete analizza la guerra in Iugoslavia del 1941-43: perché l’Italia e la Germania invasero il paese balcanico? Fu solo un’aggressione imperialista o c’erano gravi motivi a spingere i due dittatori, per una volta d’accordo sul da farsi? E dall’invasione all’occupazione: le atrocità commesse dal Regio Esercito in Iugoslavia viste in una prospettiva allargata, citando tutti i documenti e non solo facendo cherrypicking delle citazioni per corroborare narrazioni a tesi.
Infine, l’analisi del Robinso Crusoe di De Foe, il romanzo dell’incontro fra uomo civilizzato e natura selvaggia.
Tutto questo e molto altro su Storia in Rete in edicola!!
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Storia in Rete 136 – Febbraio 2017 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Il Giorno del Ricordo delle stragi delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è sotto attacco. L’ultimo colpo di coda di una narrazione politicamente distorta e incapace di fare i conti col passato è in una lettera aperta a “Internazionale” a cui “Storia in Rete” ha deciso di rispondere con gli strumenti della storiografia scientifica esposti da Lorenzo Salimbeni.
Ma questo numero ha una “doppia” copertina, dedicata alla sconsolata riflessione di Marco Cimmino su come l’Italia stia malamente sprecando anche il centenario della Grande Guerra, non solo nel suo immenso patrimonio spirituale e morale – così tanto importante in una patria senza timone com’è l’Italia di oggi – ma perfino nei suoi aspetti più pratici, ovvero lo sfruttamento del “turismo storico” che invece va alla grande in tutto il resto d’Europa.
Poi, dalla Prima alla Seconda guerra mondiale: il tentativo di “spostamento verso il rosso” del Nazionalsocialismo a cavallo dell’attentato a Hitler del 20 luglio 1944. Una tesi che emerge dai rapporti dell’ambasciatore della RSI a Berlino, Anfuso analizzati da Paolo Simoncelli. E ancora, un ritratto di Rolandi Ricci, giornalista e avvocato, inascoltato consigliere di Mussolini durante i 20 mesi della guerra civile.
Dall’Europa all’estremo oriente, la parabola di Rodzaevskij, il fondatore del Partito fascista russo in Manciuria, velleitario emulo di Mussolini divenuto in extremis ammiratore di Stalin; la genesi dell’idea del “complotto ultramassonico” dietro la Rivoluzione Francese a partire dagli scritti di un gesuita, ricostruita da Aldo A. Mola; Shivaji, il re dei Maratti che verrà eternato in una colossale statua di bronzo a Mumbay e che qualcuno vuole vedere come un condottiero “anti-islam”.
Tre anticipazioni da altrettante nuove uscite in libreria ci portano quindi nell’Antica Roma, con gli eccessi della tavola dei Quiriti e la maniera migliore per rievocarla oggi; alla scoperta della… scoperta del clitoride, perché fino al 1500 la scienza medica occidentale aveva pressoché ignorato questo piccolo e prezioso organo del corpo femminile; nel fondo più nero della repubblica di Weimar, dove si consumarono i delitti a sfondo omoerotico di Fritz Haarmann, il “macellaio di Hannover” che seduceva “ragazzi di vita” per poi assassinarli e rivenderne le carni al mercato…
Tutto questo e molto altro su Storia in Rete in edicola!!
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Shambhala rossa
€ 32,50€ 24,50di Andrei Znamenski
Molti conoscono Shambhala come la leggendaria terra di felicità spirituale che è situata o in India secondo il Kalacakra Tantra nel buddhismo tibetano o nella catena montuosa dell’Himalaya sotto il nome di Shangri-La grazie al film “Lost Horizon” (Orizzonte perduto) del 1937 di Frank Capra, ma pochi sanno del ruolo che il mito di Shambhala ha svolto nella geopolitica russa all’inizio del XX secolo. Shambhala rossa è il primo libro che racconta la storia di cercatori politici e religiosi provenienti da Oriente e da Occidente che si servirono delle profezie buddhiste per promuovere i loro programmi spirituali, sociali e geopolitici. C’erano persone di diverse convinzioni ed ambienti come Ja-lama e Agvan Dorzhiev, ma tra costoro si annoverava anche un pittore teosofo come Nicholas Roerich, un crittografo della polizia segreta bolscevica come Gleb Bokii, uno scrittore di occultismo con tendenze a sinistra qual era Alexander Barchenko, rivoluzionari e diplomatici bolscevichi come Georgy Chicherin e Boris Shumatsky insieme ai loro compagni di viaggio indigeni Elbek-Dorjik Rinchino, Sergei Borisov e Choibalsan, e infine Roman von Ungern-Sternberg, il sanguinario barone bianco, nemico giurato dei bolscevichi. Il libro di Znamenski è una sfida per tutti coloro che rifiutano di accettare le connessioni tra leggenda e politica. “Shambhala rossa” offre un incontestabile elemento di prova che l’ideologia comunista atea del XX secolo non ha disdegnato di usare un mito buddista tibetano come una sorta di instrumentum regni, cioè uno strumento politico di propaganda: sinistra russa e intellettuali di destra, come pure ricercatori spirituali, si trovarono tutti uniti in un’antica idea di rinascita, sognando una terra egualitaria, una Shambhala rossa, dove un’umanità trasformata potesse vivere in una Nuova Era di pace. L’autore fornisce un’indagine innovativa attraverso la quale siamo fatti consapevoli che il Sacro e Profano possono condividere lo stesso milieu mitico: una lettura obbligata per le persone interessate a quella zona indefinita tra mistica, esoterismo e politica.
Edizioni Settimo Sigillo| pp. 302
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Storia in Rete n. 51 – gennaio 2010 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Storia in Rete di gennaio 2010 ha moltissima Russia dentro: dal revival di Stalin alle riflessioni sulla storia russa che Storia in Rete fa assieme al viceministro della cultura Pavel Khoroshilov. Ma anche l’accordo fra Italia e Russia del 1909, che aprì all’Italia la strada per Tripoli e la consacrò a potenza europea. E ancora la guerra russo-finlandese vista da un reporter d’eccezione: Indro Montanelli. Il quale “colorì” le sue corrispondenze in modo perlomeno fantasioso… Continua poi il racconto dell’esplorazione spaziale tricolore con la fase di crisi degli anni Settanta. Ci spostiamo quindi alla Seconda guerra mondiale, con la controversa relazione fra la Chiesa e il Nazismo e col racconto del tentato assalto inglese a Tobruk del 1942, quando i superbi commandos inglesi furono sconfitti da un pugno di italiani addetti ai servizi e alla seconda linea. E ancora, il Saturno film festival di Alatri e Anagni – con la sua retrospettiva su terrorismo ed eredità sovietica nell’est europeo, un Machiavelli a luci rosse nella Firenze del Quattrocento – fra prostitute, guardoni e “buoncostume” – e la storia vera, triste e tragica di suor Virginia, la Monaca di Monza, in mostra a Milano. Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di gennaio!
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Storia in Rete n. 41 – marzo 2009 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Storia in Rete di marzo 2009 si addentra nel mistero delle Fosse di Katyn, dove i sovietici sterminarono 11 mila prigionieri polacchi, riprendendo un capitolo dal volume di Franco Bandini “L’estate delle tre tavolette” (Iuculano ed.). Aldo A. Mola ci parla quindi della Seconda guerra d’indipendenza e di come l’Italia di oggi si lasci sfuggire l’occasione di celebrare l’epopea del Risorgimento. Novant’anni fa – quindi – nasceva il movimento fascista. Lo raccontano le pagine di Giorgio Pini e Duilio Susmel di “Mussolini l’uomo e l’opera”. La ripubblicazione di un volume fotografico di Luciano Garibaldi è quindi l’occasione per approfondire la piaga della guerra infinita in Afganistan. Con un reportage esclusivo per Storia in Rete, Gian Paolo Pelizzaro analizza una famosa foto della strage di Via Rasella (23 marzo 1944) che fu dichiarata falsa nel 2003 in tribunale, ma per la quale una scientifica analisi sul campo suggerisce una verità del tutto differente. Continuano poi con la terza puntata rispettivamente la storia dello spazio italiano (a cura dell’Agenzia Spaziale Italiana) e il nostro viaggio nel deserto culturale attorno al documentario storico in Italia, di Fabio Andriola. La tragedia del transatlantico “Empress of Canada” ci riporta quindi al 1943, quando il maggior successo di un sommergibile italiano – il “Da Vinci” – si trasforma in disastro allorchè si scoprirà che nelle stive della nave britannica erano intrappolati centinaia di prigionieri italiani (“Lasciati affogare” di Orazio Ferrara). La salita alla Casa Bianca del primo presidente afroamericano è l’occasione per ripercorrere le vie della tratta schiavista (“Chi è senza peccato…” di Maurizio Maggini ed Emanuele Mastrangelo): una vergogna dalla quale nessun popolo è esente, dagli europei ai mussulmani e gli stessi africani. Un nuovo libro edito dal CNR ci fa quindi esplorare il ricco zoo di pietra, bronzo e mosaico del Vaticano, dove animali mitici e reali popolano le opere d’arte con la loro simbologia (“Il bestiario di San Pietro” di Sandro Barbagallo). Al Risorgimento ci riporta “Il mistero del quinto uomo” di Roberto di Ferdinando: chi aiutò Orsini nell’attentato fallito contro Napoleone III? E per finire, un ritratto di Eleonora Duse di Valeria Palumbo: la divina infelice.
Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di marzo
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Talianski Karashoi – La Campagna di Russia tra Mito e rimozione
€ 15,00di Pierluigi Romeo di Colloredo
Il volume affronta il mito della campagna di Russia come s’è andato stratificando nella memoria collettiva italiana, vedendo quanto, se, e come questo “mito” corrisponda alla realtà dei fatti. Questa analisi sarà talvolta, per forza di cose, polemica; saremo costretti a citare più volte autori come il romanziere Nuto Revelli, poiché il contenuto dei suoi libri e degli scritti da lui curati ne fa il capostipite di quello che definiremo il dogma della partecipazione italiana alla campagna di Russia: in breve, questa vulgata riduce alla sola ritirata dal Don nel 1943 l’intero ciclo di operazioni dello C.S.I.R. e dell’ARM.I.R., e i soldati italiani sono peraltro presentati come una massa mal addestrata ed equipaggiata, e per nulla motivata. Dimostreremo in questo studio come tale interpretazione sia tanto faziosa quanto inattendibile storicamente. La tesi da noi sostenuta è che gli italiani in Russia condussero una guerra ideologica, ben consapevoli di ciò e moralmente motivati, come dimostra l’esame diretto delle fonti, dai rapporti mensili sul morale della truppa delle varie Divisioni alla corrispondenza privata, e che combatterono bene, uscendo vittoriosi da tutti gli scontri con l’Armata Rossa dall’estate del 1941 all’inverno del 1942, quando i sovietici sfondarono il fronte italiano sul Don. Abbiamo ritenuto poi opportuno dedicare una parte del testo alla trattazione della presunta strage tedesca di una Divisione italiana a Leopoli. Si tratta di una menzogna creata dal KGB alla fine degli anni ‘50 del XX secolo, durante la Guerra Fredda, e che è periodicamente ricomparsa sotto forme diverse, ricevendo spazio sulla stampa al punto che, nel 1987, venne formata una commissione parlamentare d’inchiesta, che ne dimostrò – per l’ennesima volta – la falsità.
Edizione: Italia Storica | pp. 122
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Partigia – Una storia della Resistenza
€ 10,00di Sergio Luzzatto
I “partigia” erano – secondo un modo di dire piemontese – i combattenti della Resistenza spregiudicati nell'uso nelle armi: decisi, e svelti di mano. A loro lo scrittore Primo Levi ha intitolato una poesia del 1981. Narratore formidabile, Levi ha steso però un velo di silenzio sulle settimane da lui trascorse come ribelle nella valle d'Aosta dell'autunno 1943, prima della cattura e della deportazione ad Auschwitz. Non ha alluso che di sfuggita a un “segreto brutto”. Scavando in quel segreto (la brutale uccisione di due giovani partigiani, accusati di aver rubato, da parte della stessa banda partigiana di cui facevano parte con il giovane Primo Levi), e allargando lo sguardo dalla valle d'Aosta all'Italia del Nord-Ovest Sergio Luzzatto racconta – attraverso una storia della Resistenza – la storia della Resistenza. Il dilemma della scelta, quale si pose dopo l'8 settembre ai giovani di una nazione allo sbando. L'amalgama di passioni e di ragioni dei refrattari all'ordine nazifascista. Il problema della legittimità e della moralità della violenza. Luzzatto restituisce figure vere, non santini della Resistenza o mostri di Salò. Eppure i protagonisti di “Partigia” si rivelano essi stessi, a loro modo, figure esemplari. E personaggi memorabili. Così un partigiano come Mario Pelizzari, l'”Alimiro” che da Ivrea combatté una personalissima sua guerra contro il male nazifascista. Così un collaborazionista come Edilio Cagni, la spia che tradì la banda di Levi prima di diventare, dopo la Liberazione, informatore degli americani. Oppure le due giovani vittime di cui Levi non volle mai parlare perché uccisi dai loro stessi compagni anche se nel dopoguerra anche quelle morti vennero messe in conto ai fascisti di Salò.
Edizioni: Oscar Mondadori | pp. 392
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Uccidere Rasputin
€ 29,50€ 22,50L’assassinio di Rasputin (Grigori Yefimovich Rasputin, 1869-1916) commesso la notte tra il 16 e il 17 dicembre 1916 è sempre sembrato straordinario: prima fu avvelenato, poi gli spararono e alla fine venne gettato in un fiume ghiacciato da alcuni aristocratici russi timorosi della sua influenza sullo zar Nicola II e sulla zarina Alessandra. Ma è andata davvero così? Drammatiche nuove prove provenienti da documentazione inedita, diari, referti medico-legali e verbali dei servizi segreti indicano che la trama risulta più intricata di quanto finora creduto. Rasputin è probabilmente uno dei più noti ma meno compresi personaggi che presero parte agli eventi che alla fine portarono alla caduta del potere zarista in Russia: il suo presunto potere dietro il trono viene oscurato oggi, come lo fu allora, dalla dubbia fama della sua moralità e della sua vita privata. La nuova indagine di Andrew Cook sulla morte di Rasputin rivela quali furono veramente le menti dietro l’uccisione del cosiddetto “monaco pazzo”.
Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 304