Altro che “espressione geografica”! Storia, antropologia, linguistica dimostrano che gli italiani esistono e da tanto tempo. Tanto che ogni tanto se ne accorgono pure loro stessi, come è successo col numero di “Limes” di maggio scorso, spunto da cui parte la copertina di “Storia in Rete” in edicola. Così tanti luoghi comuni si sciolgono come neve al sole: quello di essere un mix di razze, quello dell’Italia “creazione artificiale” ottocentesca, quello dei “dialetti vera lingua d’Italia”, e ovviamente la maldicenza di Metternich (e mal gliene incolse all’Austria dargli retta…).
Due articoli, quindi, su inizio e fine della dittatura fascista: quel 1928 quando il governo di Mussolini passò definitivamente dalla fase democratica al regime vero e proprio e il 1943, con i retroscena del 25 luglio così malamente ricostruiti in un recente – e fin troppo osannato – saggio.
Dal Fascismo al dopoguerra: il triste crepuscolo della monarchia – e dei monarchici – durante il lungo e dignitoso, ma sterile politicamente, esilio di Umberto II. Quindi il settantesimo anniversario dell’attentato a Palmiro Togliatti, una miccia bagnata che non accese alcuna polveriera, perché Stalin non voleva una seconda guerra civile in Italia.
E ancora, l’ultimo libro di Marco Valle – selezionato nella cinquina dei finalisti al Premio Acqui Storia – che racconta il lungo rapporto fra Italia e canale di Suez. Un’intervista all’autore e un estratto dal testo ci portano nella storia della via d’acqua che apre il Mediterraneo a oriente. E separa ancora una volta gli interessi italiani da quelli di Inghilterra e Francia…
In questo numero la rivista pubblica inoltre un ritratto di padre Marco d’Aviano – protagonista della diplomazia che salvò Vienna dalle armate turche nel 1683 – mentre uno sguardo alla cucina del tempo del Re Sole ci portano quindi nel nel XVII secolo. La storia economica è invece al centro di un’intervista a due accademici che hanno dedicato i loro studi all’analisi dell’andamento dei salari nell’Italia dell’Ottocento. Infine la figura di Zita d’Asburgo, ultima imperatrice d’Austria-Ungheria, testimone diretta della fine della duplice monarchia e dei suoi retroscena più segreti.
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