di Rodolfo Sideri
Tra gli istituti collaterali del Movimento Sociale Italiano, quello di studi corporativi incarnò la più radicale e ostinata alternativa al sistema. Nei sui vent’anni di vita, dal 1972 al 1995, l’Isc propagandò l’alternativa corporativa come unica via per risolvere i problemi delle società contemporanee, in profonda crisi di transizione. Con la sua rivista, nata una anno prima, l’Istituto di Studi Corporativi si propose di penetrare nei refrattari spazi accademici, sviluppando con rigore scientifico, e quindi seriamente, la possibilità di dar vita a una società partecipativa, che partiva dalla constatazione del fallimento delle ideologie liberale e comunista. Nelle sue elaborazioni attente ad ogni aspetto della contemporaneità – dall’europeismo, al nucleare, al problema demografico, al regionalismo, alle riforme istituzionali e alla politica estera – l’Istituto rappresentò un esempio di come esistesse nel Msi una classe dirigente potenziale, preparata ed appassionata, che non trovò valorizzazione in un partito che alla cultura guardò, quando guardò, in modo strumentale. La storia dell’Isc si interseca con le vicende del Movimento Sociale e ne condivide la conclusione. Dopo Almirante e la progressiva svolta verso posizioni di destra conservatrice e liberale, per un Istituto di Studi Corporativi non c’era più posto, come del resto non vi era più posto per l’alternativa al sistema, all’interno del quale Alleanza Nazionale si inserì.
Edizioni Settimo Sigillo – pp. 256
€ 27,00
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