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Home|Novecento|Hitler, il primo soldato

Hitler, il primo soldato

€ 26,00

di Stephen G. Fritz

Dopo l’umiliante sconfitta della seconda guerra mondiale, molti generali tedeschi pubblicarono biografie e memorie in cui incolpavano il Führer e le sue decisioni impulsive per la crisi della leadership militare tedesca, in passato brillante. L’autore decostruisce la caricatura di un Hitler impreparato militarmente e sottolinea i tratti più coerenti ed efficaci della sua visione strategica dalla salita al potere alla fine della guerra.

LEG | pp. 560

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Categories: Nazismo, Novecento, Seconda guerra mondiale Tags: Adolf Hitler, Asse, Germania, nazismo, seconda guerra mondiale, strategia militare
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    E ancora, il bluff della Marcia su Roma, un mito creato dai fascisti e dagli antifascisti per motivi opposti di opposte propagande. Poi un altro un passo indietro negli anni con un ampio servizio su Luigi Cadorna, il Generalissimo: il comune di Udine decide di togliere la piazza che gli era stata dedicata.Storia in Rete ha chiesto ad uno dei maggiori biografi del Generalissimo perchè questa decisione è antistorica. E sbagliata. Dalla Grande Guerra agli orrori della Guerra Fredda, quando le Superpotenze sperimentavano le atomiche in casa propria e sui propri cittadini e soldati, come gli USA in Nevada. Storia in Rete fa quindi un salto nel Rinascimento, con la vicenda di Isabella de’ Medici, che finora si credeva uccisa dal marito per gelosia, e con le teorie militari di Machiavelli, inascoltate in Italia ma applicate dagli eserciti spagnoli che dominarono i decenni a cavallo fra Cinque e Seicento. E proprio dal Secolo di Ferro parte una mostra a Villa D’Este sui “Battaglisti”, i pittori specializzati in scene di battaglia che fornivano all’Italia dei secoli della decadenza delle guerre da appendere al muro mentre le potenze europee si sfidavano in quelle vere.

    Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di luglio e agosto!!

    GUARDA IL SOMMARIO DEL NUMERO 69-70 di STORIA IN RETE

     

     

     

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    di Fabrizio Dragosei

    «Hitler parlava molto e ci teneva a non essere equivocato. Aveva deciso di far stenografare ogni sua parola, in occasioni pubbliche e private. Migliaia e migliaia di pagine che venivano poi trascritte in varie copie e custodite in diversi archivi». La storia del nazismo e del Terzo Reich viene raccontata in questo libro attraverso le parole di Hitler: il progetto di Reich mondiale, altoatesini in Crimea, svizzeri a gestire gli alberghi, l’Est europeo trasformato in una grande colonia con città germaniche fortificate in mezzo a campagne abitate da milioni di schiavi. E ancora: la «Soluzione Finale», i commenti sugli alleati e sui nemici, la passione per le automobili e la conoscenza dei dettagli tecnici di aerei e carri armati. Infine, la guerra per la conquista del mondo secondo il Führer, così come emerge dall’analisi delle conversazioni pubbliche e private fatte stenografare puntualmente per anni. Ne esce un ritratto inedito e a tutto tondo del Führer arricchito anche dai documenti conservati negli archivi ex sovietici, messi a disposizione degli studiosi solo recentemente. Veniamo a sapere così che Stalin non scomparve affatto dal Cremlino all’indomani dell’attacco tedesco nel 1941 e che i sovietici avevano preparato i piani per un attacco preventivo alla Germania. Gli Alleati sapevano già nel 1939 del protocollo segreto aggiuntivo al patto Ribbentrop-Molotov e nel 1944 avevano foto aeree che mostravano lo smantellamento del campo di Auschwitz.

    Edizioni Mursia | pp. 352

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  • Mussolini e Hitler – Storia di una relazione pericolosa

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    di Christian Goeschel

    Cosa rende interessante il libro di Goeschel? Il fatto che semplicemente contesta – senza tema di essere sospettato di flirtare con chissà chi o di essere un nostalgico di chissà cosa – un dogma dei nostri tempi: quello del collante eminentemente ideologico dell’alleanza tra Italia fascista e Germania nazista tra la seconda metà degli anni Trenta e la fine della guerra mondiale. Insomma, la categoria del nazi-fascismo. Ovviamente affermazioni che, al di là di tutto, sembrano dettate dal buon senso e dalla semplice analisi dei fatti, senza l’assillo di aggiornare ad ogni pagina l’elenco dei “Buoni e dei Cattivi”. Un esempio? Scrive Goeschel che «si capisce meglio la storia del rapporto fra Mussolini e Hitler se lo si vede come un’unione strumentale e una relazione costruita in chiave politica piuttosto che come un patto segnato ideologicamente, e quindi inevitabile, o come una vera amicizia». Un altro esempio? «Io sostengo che la storia dell’alleanza tra l’Italia fascista e la Germania nazista fu molto più complessa di quanto sia stato suggerito in opere recenti, secondo le quali l’alleanza fu motivata sostanzialmente dalla condivisione di una ideologia e da una riuscita cooperazione». E poi ancora, scrive Goeschel, ostinarsi a perseguire – come han fatto alcuni storici senza grandi risultati – un progetto teoretico (…) sul “minimo comun denominatore del fascismo” rischia di «travisare le complessità, le ambiguità e le tensioni all’interno dell’archetipico legame fascista fra Mussolini e Hitler». Del resto, come ammette sempre lo storico inglese, negli anni Trenta, già divise da indole delle popolazioni, interessi geopolitici e da storici pregiudizi, «l’Italia e la Germania avevano forti collegamenti con altri Stati, e un’alleanza italo-tedesca non era affatto ineluttabile». A determinarla non furono infatti le assonanze ideologiche – che anche Goeschel definisce “abbastanza superficiali” – ma alcune contingenze politico-diplomatiche.

    Laterza | pp. 465

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  • Storia in Rete n. 52 – febbraio 2010 (pdf da scaricare subito)

    € 3,99
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    Storia in Rete di febbraio presenta ai lettori due esclusive inchieste sulle finanze segrete del Terzo Reich. La prima getta luce sui rapporti economici fra la Germania di Hitler e i grandi trust americani, in particolare attraverso una triade di banche che univa la famiglia Thyssen con Prescott Bush, nonno del presidente George W Bush. La seconda invece ripercorre le vicende ancora oscure dell’oro della Banca d’Italia trafugato dai nazisti nel 1943, portato a Fortezza (in Alto Adige) e poi fatto largamente sparire in Germania e banche svizzere. E ancora sui segreti del nazismo, la vexata quaestio sulla vera fine di Hitler: i resti a Mosca sono i suoi? Si suicidò o fuggì? Chiusa l’ampia parte dedicata alle vicende del Reich, si conclude l’analisi dei racconti di Montanelli sulla Finlandia, Mannerheim e un suo favoleggiato flirt nientemeno che con la futura regina d’Italia Elena del Montenegro. Storia in Rete presenta quindi Storiainfiera, la prima rassegna nazionale dedicata alla Storia: fra rievocazione, borghi antichi, cucina, il Bel Paese si racconta (e fa affari). E ancora, continua il racconto dell’avventura spaziale dell’Italia, a cura di Storia in Rete e dell’Agenzia Spaziale Italiana. Con un salto nel Barocco, il trecentesimo anniversario della nascita di Pergolesi permette di riscrivere la biografia del compositore de “la Serva Padrona”, mentre in Sicilia ci addentriamo fra i misteri oscuri dei Beati Paoli, i vendicatori del popolo di Palermo. Scienza e invenzioni, quindi: dallo scippo del telefono inventato autonomamente dagli italiani Meucci e Manzetti, alla bufala del “cronovisore”, che furoreggiò per qualche tempo sui giornali italiani degli anni Settanta. Storia in Rete anticipa quindi un capitolo di un nuovo saggio sulla storia di Fiume e – infine – inizia una collana di articoli dedicati alle figure dimenticate del nostro Risorgimento: prima puntata, Giuseppe Massari.  Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di febbraio!

     

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    Un importante generale italiano della prima metà del Novecento, analizza uomini, idee e strategie degli alti comandi tedeschi dal ‘700 al Nazismo. Quale ruolo ha avuto l’esercito tedesco nelle crisi che la Germania ha attraversato nelle sue rivoluzioni, da Federico II all’ascesa di Hitler, e come si è creato il mito, rivelatosi fallace, della sua superiorità.

    Oaks | pp. 234

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  • On sale!

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    di David Irving

    L’opera più nota e controversa dello storico inglese David Irving che ricostruisce la storia della Germania dal ’37 al ’45 basandosi su una enorme mole di documenti originali. Un aspetto particolare di questo libro è che esso vede Adolf Hitler come essere umano, con i suoi difetti e i suoi pregi, con le sue colpe e i suoi meriti. Con semplicità e chiarezza, Irving presenta Hitler come lo vedevano, nelle grandi e nelle piccole faccende di ogni giorno, quanti gli erano vicini: generali e autisti, gerarchi del partito e stenografi, diplomatici e segretarie. Ciò che Irving si propone di sottolineare – ed è una posizione che ha contribuito alla sua emarginazione accademica – è il fatto che nessun dittatore, benché vigile, è in grado di controllare tutte le azioni dei subalterni; la stessa responsabilità dell’assurdo e brutale sterminio della popolazione ebraica ricade – sostiene lo storico inglese che per questo si è attirato numerose critiche – su un gran numero di tedeschi e non unicamente su un despota pazzo, ai cui ordini bisognava incondizionatamente sottostare. E’ quindi difficile individuare le motivazioni del successo di Hitler nel fortificare il carattere del suo popolo che in gran parte lo seguì fino alla fine, anche in mezzo ad una Germania in macerie.

    Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 1.000 (copertina rigida e sovra copertina plastificata)

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    Edizioni: Mursia | pp. 288

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    Edizioni: Mursia | pp. 208

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