di Pierluigi Romeo di Colloredo
E’ poco ricordato, ma l’occupazione e le operazioni di controguerriglia in Balcania, come erano ufficialmente designati i territori ex jugoslavi, costituirono indubbiamente il più importante sforzo bellico del Regio Esercito nella Seconda guerra mondiale: 24 divisioni e tre brigate costiere svolsero compiti di occupazione e di controinsorgenza: per confronto nel 1940, in Libia c’erano 14 divisioni, nella terza battaglia di El Alamein dell’ottobre 1942 otto divisioni, sul fronte greco-albanese erano schierate 14 divisioni; l’Armata Italiana in Russia inquadrava 10 divisioni. Il fronte balcanico fu quindi il più difficile, caratterizzato da una guerra asimmetrica fatta di continue imboscate, rastrellamenti, stragi, massacri da una parte e dall’altra, fucilazioni, internamenti nei campi per civili come Arbe e Gonars, nel quadro più vasto di una feroce guerra civile di tutti contro tutti: comunisti di Tito, ustasha di Ante Pavelich, cetnici serbi, domobrançi sloveni, lotta caratterizzata da massacri come quello dell’intero III battaglione del 259° Reggimento Murge a Prozor, atrocità anche verso le popolazioni civili in vere e proprie pulizie etniche culminate nel dramma delle Foibe e poi di un regime tirannico e una dittatura comuniste crollate solo a inizio anni Novanta.
di Hans Fritzsche
I ricordi, l’autodifesa e il memoriale di uno dei più importanti funzionari nazionalsocialisti – funzionario non gerarca o dirigente – dagli anni trenta fino al drammatico epilogo dell’aprile-maggio 1945. Fritzsche è stato la “voce” del Nazismo con la sua trasmissione settimanale alla radio, ha controllato per anni la stampa interna e tenuto i rapporti con quella estera: tuttavia era “solo” uno dei collaboratori di Joseph Goebbels e, tanto per dirne una, incontrò personalmente Hitler pochissime volte. Questo non lo esentò dal finire a Norimberga dove però fu assolto. Forse anche alle argomentazioni che svolse e che questo libro raccoglie insieme ad una incredibile e avvincente serie di ricordi e aneddoti che aprono varchi poco noti nella storia del nazismo, delle sue dinamiche interne e del suo drammatico e confuso epilogo. Prefazione di Marco Cimmino.
Oaks editrice | pp. 306
di Hjalmar Schacht
Hjalmar Schacht è stato un personaggio tutto sommato ambiguo e nelle sue memorie ha tentato di ribaltare questa ambiguità rivendicando una forte opposizione al Nazismo ma dall’interno. In effetti, Schacht non fu mai un nazista anche se è stato a lungo ministro delle Finanze tedesco e ancor di più presidente della Banca centrale, la Reichsbank. Ma fu – e lui rivendica questo ruolo – soprattutto un “tecnico” in quanto economista e banchiere di livello internazionale. Certo, ebbe la sua parte nella ascesa economica della Germania dal 1933, contribuendo così di fatti al tanto famigerato “riarmo” tedesco, ma in questo libro pieno di risvolti poco noti e di aneddoti interessanti, Schacht sostiene di aver sostanzialmente “frenato” il Nazismo finché fu al suo posto, cioé fino all’inizio del 1939. Poi fu emarginato e, ad un certo punto, anche arrestato. La sua ambiguità è ben rappresentata dal suo destino nell’immediato dopoguerra: da una parte finì a Norimberga, imputato con i massimi dirigenti del nazionalsocialismo. Ma fu anche uno dei pochissimi che venne assolto da ogni imputazione. Un libro da leggere per le mille notizie che dà nonostante il fastidioso ed enorme “senso di sé” che l’autore mette in ogni pagina…
Res Gestae | pp. 306
di Alexandra Orme
La vera storia dell’avanzata delle truppe sovietiche in Ungheria vista da una polacca sposata a un ungherese. Sperava ardentemente di essersi liberata della violenza e dei soprusi che avevano caratterizzato l’occupazione tedesca, finalmente terminata. Si sbagliava… Ma da questo sbaglio è nato un diario lungo poco più di tre mesi (da fine dicembre 1944 a fine marzo 1945) dove con ironia la Orme descrive personaggi e situazioni con grazia, umorismo e una acuta capacità di osservazione che non risparmia né il singolo fante né l’alto ufficiale. Assassini, predoni, cantanti e poeti, arroganti e timidi, ladri e sognatori, generosi e distratti, sporchi e fanfaroni. E’un’interminabile galleria umana quella che offre l’Armata rossa che sta conquistando mezza Europa e che nei giorni del diario è impegnata nella dura battaglia per Budapest (il secondo scontro cittadino più lungo e sanguinoso della Seconda guerra mondiale dopo Stalingrado). Una lettura drammatica e divertente assolutamente consigliata.
Pseudonimo di Litka de Barcza (1910-1975) Alexandra Orme nasce a Varsavia, cresce in Polonia, Svizzera, Germania e Inghilterra, si sposa nel 1944 con un ungherese che entra nel mirino della Gestapo. Nel dopo-guerra, questo suo libro, noto soprattutto nell’edizione inglese Comes the Comrade, è stato un best seller internazionale.
Oaks | pp. 264
di Emilio Canevari
Un importante generale italiano della prima metà del Novecento, analizza uomini, idee e strategie degli alti comandi tedeschi dal ‘700 al Nazismo. Quale ruolo ha avuto l’esercito tedesco nelle crisi che la Germania ha attraversato nelle sue rivoluzioni, da Federico II all’ascesa di Hitler, e come si è creato il mito, rivelatosi fallace, della sua superiorità.
Oaks | pp. 234
di Stephen G. Fritz
Dopo l’umiliante sconfitta della seconda guerra mondiale, molti generali tedeschi pubblicarono biografie e memorie in cui incolpavano il Führer e le sue decisioni impulsive per la crisi della leadership militare tedesca, in passato brillante. L’autore decostruisce la caricatura di un Hitler impreparato militarmente e sottolinea i tratti più coerenti ed efficaci della sua visione strategica dalla salita al potere alla fine della guerra.
LEG | pp. 560
di Christian Goeschel
Cosa rende interessante il libro di Goeschel? Il fatto che semplicemente contesta – senza tema di essere sospettato di flirtare con chissà chi o di essere un nostalgico di chissà cosa – un dogma dei nostri tempi: quello del collante eminentemente ideologico dell’alleanza tra Italia fascista e Germania nazista tra la seconda metà degli anni Trenta e la fine della guerra mondiale. Insomma, la categoria del nazi-fascismo. Ovviamente affermazioni che, al di là di tutto, sembrano dettate dal buon senso e dalla semplice analisi dei fatti, senza l’assillo di aggiornare ad ogni pagina l’elenco dei “Buoni e dei Cattivi”. Un esempio? Scrive Goeschel che «si capisce meglio la storia del rapporto fra Mussolini e Hitler se lo si vede come un’unione strumentale e una relazione costruita in chiave politica piuttosto che come un patto segnato ideologicamente, e quindi inevitabile, o come una vera amicizia». Un altro esempio? «Io sostengo che la storia dell’alleanza tra l’Italia fascista e la Germania nazista fu molto più complessa di quanto sia stato suggerito in opere recenti, secondo le quali l’alleanza fu motivata sostanzialmente dalla condivisione di una ideologia e da una riuscita cooperazione». E poi ancora, scrive Goeschel, ostinarsi a perseguire – come han fatto alcuni storici senza grandi risultati – un progetto teoretico (…) sul “minimo comun denominatore del fascismo” rischia di «travisare le complessità, le ambiguità e le tensioni all’interno dell’archetipico legame fascista fra Mussolini e Hitler». Del resto, come ammette sempre lo storico inglese, negli anni Trenta, già divise da indole delle popolazioni, interessi geopolitici e da storici pregiudizi, «l’Italia e la Germania avevano forti collegamenti con altri Stati, e un’alleanza italo-tedesca non era affatto ineluttabile». A determinarla non furono infatti le assonanze ideologiche – che anche Goeschel definisce “abbastanza superficiali” – ma alcune contingenze politico-diplomatiche.
Laterza | pp. 465
di Pierangelo Maurizio
Come è morto Giuseppe Pinelli? Perché furono subito bloccate, in particolare dal PCI, le indagini sulla pista anarchica? Perché il settimanale inglese The Observer, che inventò la fortunatissima definizione “strategia della tensione”, sapeva in anticipo degli attentati del 12 dicembre 1969? Dopo 50 anni c’è una verità giudiziaria: la strage è nera. Ma non è detto che sia la verità storica. Questo libro, edito in prima edizione nel 2001, va a scontrarsi con i tabù imperanti sull’inizio della stagione del terrorismo. Maurizio, passando per personaggi come l’editore Giangiacomo Feltrinelli e il suo oscuro entourage, punta l’attenzione sulla lunga tradizione dello stragismo anarchico italiano. Abbiamo prodotto ed esportato in tutto il mondo i migliori attentatori in nome dello “schianto sublime della dinamite”. A partire dall’eccidio della fiera milanese dimenticato e impunito, il 12 aprile 1928. E proprio a Milano per oltre un secolo ha operato infatti una centrale terroristica.
Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 400
di Mario Bruno.
Una accurata storia dell’impegno italiano nella Prima guerra mondiale (1915-1918). Lontano da ogni retorica l’autore racconta le difficoltà, le contraddizioni, gli errori ma anche il grande slancio che porterà alla Vittoria del Regio Esercito di Vittorio Veneto.
IBN Editore | pp. 222
di Fabrizio Vincenti
Dicembre 1922, Benito Mussolini è salito al potere da poco. Il suo primo viaggio in una capitale estera è, a sorpresa, a Londra per i lavori della Conferenza interalleata. Proprio nel cuore dell’impero britannico, in quella “perfida Albione” che gli riserverà però un’accoglienza straordinaria. “Non ricordo entusiasmo pari a quello, nemmeno in Germania” ricorda Quinto Navarra, commesso di Mussolini per oltre 20 anni. Un’accoglienza da star, tanto incredibile quanto vera, sulla quale è calato l’oblio. Il suo arrivo sulle rive del Tamigi è ricco di episodi, curiosità e risvolti sinora in buona parte inediti, a partire dalla visita a Buckingham Palace da Re Giorgio V che l’anno successivo lo insignirà cavaliere. Fabrizio Vincenti ricostruisce ogni fase del viaggio e il clima dell’epoca con dovizia di particolari, grazie ad un accurato lavoro di archivio che ha permesso di fornire indicazioni, oltre che sull’incontro, anche sulla comunità italiana nell’isola, sui gruppi antifascisti presenti e sul fascio di Londra. Nel mare sconfinato delle pubblicazioni dedicate al Duce, nessuno aveva mai esplorato a dovere questo importante capitolo dei rapporti tra Mussolini e la Gran Bretagna. Un viaggio, quello in terra inglese, mai più ripetuto, che finalmente torna alla luce.
Eclettica | pp. 194
di Ernesto Galli della Loggia
Grazie non poco alla sua scuola – in particolare grazie alle sue maestre che per prime affrontarono l’ignoranza nazionale – l’Italia del Novecento, partita da condizioni miserabili, arrivò a essere tra le principali economie del mondo. Ma oggi quella stessa scuola è lo specchio del declino del paese. Abbandonata dalla politica con la scusa dell’«autonomia», essa appare sempre più dominata dal conformismo intellettuale, da un’inconcludente smania di novità e da un burocratismo soffocante che ne stanno decretando la definitiva irrilevanza sociale. Ernesto Galli della Loggia cerca di comprenderne le ragioni sullo sfondo della nostra storia indagando le origini e l’impatto, deludente quando non distruttivo, che hanno avuto le riforme succedutesi negli ultimi decenni e smontando le interpretazioni più convenzionali su cosa fecero o dissero veramente personaggi chiave come Giovanni Gentile e don Lorenzo Milani.
Marsilio | pp. 240
di Giano Accame
Una storia dei primi cinquantacinque anni della Repubblica italiana scritta da un intellettuale eretico che ha ricavato da una enorme mole di documenti una lettura politica, sociologia ed economica della Prima repubblica, così come fu vista dal Paese reale nella sua complessità. Giornalista e scrittore, Giano Accame (1928-2009) è stato inviato de Il Borghese dal 1958 al 1968, ha diretto il settimanale Nuova Repubblica e il quotidiano Secolo d’Italia. Pensatore anticonformista, ha scritto, tra l’altro, Socialismo tricolore (1983), Il fascismo immenso e rosso (1990), Ezra Pound economista (1995 e 2017), La destra sociale (1996), Il potere del denaro svuota le democrazie (1998)
Oaks editrice | pp. 442
Copyright Libreria di Storia 2017