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Usa

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  • I cantieri della storia

    € 19,00
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    di Federico Rampini

    Civiltà intere sono sopravvissute a eventi terribili. Dopo ogni guerra c’è una ricostruzione. Dopo ogni depressione arriva un’età dell’ottimismo e del progresso. Federico Rampini racconta storie di tragedie collettive, sconfitte, decadenze, seguite da «miracoli». Successi costruiti partendo dalle macerie, quando tutto sembrava perduto, e invece stava per sorgere una nuova luce all’orizzonte. I cantieri dove si sono raccolte le energie e le idee, per costruire un futuro migliore. Il crollo dell’Impero romano è l’archetipo di ogni decadenza. Ogni altro impero o superpotenza ha paura di fare quella fine, cerca di capire come accadde, tenta di evitare quel destino. Nuove interpretazioni dell’antichità rivelano gli eventi fatali che possono portare una civiltà a soccombere. E quali speranze sopravvivono a quei disastri epocali. A metà dell’Ottocento l’America dello schiavismo, della guerra civile, periodo tragico in cui un popolo si è diviso a morte, lascia tracce profonde nell’America di oggi, segnata dalla questione razziale. Anche nei suoi fallimenti, quel periodo ha molto da insegnarci. La Grande Depressione degli anni Trenta è la madre di tutte le crisi nell’era contemporanea. In mezzo all’impoverimento di massa, genera uno degli esperimenti più audaci di innovazione politica al servizio dei cittadini, il New Deal. Il Piano Marshall del 1947 è un altro cantiere: con quegli aiuti l’Europa cominciò la ripresa dopo il più distruttivo dei conflitti. Ma chi ricorda oggi come funzionò? Esplorarne la storia reale illumina il dibattito attuale sul Recovery Fund nell’Unione europea post-pandemia. Dei «miracoli» nel dopoguerra quello francese era il più improbabile. La Francia subisce tre sconfitte ravvicinate – il secondo conflitto mondiale, l’Indocina, l’Algeria – e ha un sistema politico a pezzi. Il Giappone è un caso unico nella storia, dopo la guerra i giapponesi importano la liberaldemocrazia come la prescrive l’America. Le rinascite non sono mai finite: dall’incidente nucleare di Fukushima alla gestione della pandemia. Della Cina è memorabile il riscatto dopo due abissi: la Rivoluzione culturale nella seconda metà degli anni Sessanta, il massacro di Piazza Tienanmen nel 1989. E andata ben oltre le aspettative, fino ad avverare in buona parte le previsioni di un «secolo cinese». E la reazione collettiva alla sciagura a stabilire se una comunità ne esce fiaccata oppure purificata e rinvigorita.

    Mondadori | pp. 241

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  • Quando inizia la nostra Storia

    € 13,00
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    di Federico Rampini

    La storia è maestra di vita: è urgente riscoprirla come guida. Che cosa lega l’invenzione della stampa moderna (Gutenberg) nel 1450, la Riforma protestante di Lutero e quel primo esperimento di globalizzazione che furono le grandi esplorazioni navali? È possibile paragonare Facebook o Instagram alle altre rivoluzioni della comunicazione? Che distanza c’è tra quella età del caos che chiamiamo Rinascimento, i suoi Savonarola, e i populismi di oggi? E perché la riscoperta dello Stato-nazione ci sembra un regresso, mentre con la Pace di Vestfalia fu un approdo di stabilità? Dopo “Le linee rosse”, in cui ha guidato i lettori alla decifrazione del mondo attuale usando le mappe, Rampini applica lo stesso metodo alla storia, giocando con alcune date-chiave per fare luce sui sorprendenti legami tra eventi epocali del passato e il nostro presente. La nascita nel 1600 della Compagnia delle Indie, azienda privata a cui l’Inghilterra assegna il grosso del suo impero, in queste pagine diventa l’inizio di una storia del capitalismo che si dipana fino al crac di Lehman e alla grande crisi del 2008 da cui non siamo ancora usciti. La guerra dell’oppio (1840) spiega lo spirito di rivincita che anima oggi la Cina. Il 1869 vede la nascita del Canale di Suez, che ispira “Il giro del mondo in ottanta giorni” di Jules Verne: non solo un romanzo d’avventura, ma l’avvento del globalismo come ideologia. In tema d’immigrazione, si parte dal 1870: la Grande Fame degli irlandesi e quello che, secondo Marx, dovrebbe insegnarci. Il 1948 segna la fine dell’impero britannico e della sua pretesa di fagocitare quello ottomano: una vicenda di cui settant’anni dopo la questione israelo-palestinese porta ancora le cicatrici. Esplorando gli anni 1963-67, riaffiora la terribile e seducente eredità del lungo Sessantotto americano, l’inizio di quella «guerra civile sui valori» tuttora in corso. L’incontro di Nixon con Mao Zedong nel 1972 innesca una reazione a catena che sfocia nel protezionismo di Donald Trump. E l’anno 1979 concentra tre eventi formidabili: la rivoluzione degli ayatollah in Iran, la svolta reazionaria dell’Arabia Saudita, l’invasione sovietica in Afghanistan, un triangolo dove viene piantato il seme degli islamismi moderni. Anche questo libro di Rampini non nasce «a tavolino». Le letture del passato si fondono con i racconti dei suoi viaggi di nomade globale – dalla profonda provincia americana che ha votato Trump al cuore islamico di Harlem, dall’Iran a Israele e alla Palestina – e con la sua vita in Cina o nella Silicon Valley californiana. L’avventura a ritroso nel tempo finisce per diventare una sorta di specchio magico. Così acquistano nuovi contorni e significati, e la giusta profondità, le cose da lui viste da testimone in prima fila: luoghi e personaggi, vertici internazionali e scontri tra leader che tentano di imprimere alla storia il loro segno.

     

    Oscar Mondadori | pp. 444

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  • Storia in Rete n. 41 – marzo 2009 (pdf da scaricare subito)

    € 3,99
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    Storia in Rete di marzo 2009 si addentra nel mistero delle Fosse di Katyn, dove i sovietici sterminarono 11 mila prigionieri polacchi, riprendendo un capitolo dal volume di Franco Bandini “L’estate delle tre tavolette” (Iuculano ed.).  Aldo A. Mola ci parla quindi della Seconda guerra d’indipendenza e di come l’Italia di oggi si lasci sfuggire l’occasione di celebrare l’epopea del Risorgimento. Novant’anni fa – quindi – nasceva il movimento fascista. Lo raccontano le pagine di Giorgio Pini e Duilio Susmel di “Mussolini l’uomo e l’opera”. La ripubblicazione di un volume fotografico di Luciano Garibaldi è quindi l’occasione per approfondire la piaga della guerra infinita in Afganistan. Con un reportage esclusivo per Storia in Rete, Gian Paolo Pelizzaro analizza una famosa foto della strage di Via Rasella (23 marzo 1944) che fu dichiarata falsa nel 2003 in tribunale, ma per la quale una scientifica analisi sul campo suggerisce una verità del tutto differente. Continuano poi con la terza puntata rispettivamente la storia dello spazio italiano (a cura dell’Agenzia Spaziale Italiana) e il nostro viaggio nel deserto culturale attorno al documentario storico in Italia, di Fabio Andriola. La tragedia del transatlantico “Empress of Canada” ci riporta quindi al 1943, quando il maggior successo di un sommergibile italiano – il “Da Vinci” – si trasforma in disastro allorchè si scoprirà che nelle stive della nave britannica erano intrappolati centinaia di prigionieri italiani (“Lasciati affogare” di Orazio Ferrara). La salita alla Casa Bianca del primo presidente afroamericano è l’occasione per ripercorrere le vie della tratta schiavista (“Chi è senza peccato…” di Maurizio Maggini ed Emanuele Mastrangelo): una vergogna dalla quale nessun popolo è esente, dagli europei ai mussulmani e gli stessi africani. Un nuovo libro edito dal CNR ci fa quindi esplorare il ricco zoo di pietra, bronzo e mosaico del Vaticano, dove animali mitici e reali popolano le opere d’arte con la loro simbologia (“Il bestiario di San Pietro” di Sandro Barbagallo). Al Risorgimento ci riporta “Il mistero del quinto uomo” di Roberto di Ferdinando: chi aiutò Orsini nell’attentato fallito contro Napoleone III? E per finire, un ritratto di Eleonora Duse di Valeria Palumbo: la divina infelice.

    Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di marzo

    LEGGI IL SOMMARIO DEL NUMERO 41

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  • On sale!

    La lunga notte dell’informazione

    € 20,00
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    di Fabio Andriola

    La prima guerra del Golfo e i mass media tra bugie e “spezzoni di verità”. Quante storie si possono raccontare sulla guerra del Golfo? Quante storie ci hanno raccontato sulla guerra del Golfo? Questo libro racconta una storia diversa di quei fatti, quella che ci hanno raccontato “sottovoce” i mass media alla fine delle ostilità. Ma la stampa internazionale, durante il conflitto, aveva raccontato cose ben diverse: e così, nel breve volgere di pochi mesi, gli stessi media, liberati dal condizionamento del Pentagono, hanno fatto trapelare quegli “spezzoni di verità” che rappresentano la forza di questo libro. Spezzoni nascosti: la verità non ha avuto quasi mai gli onori delle prime pagine, a differenza della “balle di guerra” che una ben organizzata propaganda planetaria, primo segno tangibile del Nuovo Ordine Mondiale, ha profuso a piene mani dopo l’invasione irachena del Kuwait. Ma qualcosa non ha funzionato e così ora possiamo vedere una guerra trasformarsi in una strage, una crociata contro il Male rivelarsi un’aggressione premeditata, i teorizzatori del nuovo ordine diventare degli arroganti questuanti e una montagna di morti mutarsi in un gigantesco affare..

    Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 314

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