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  • Storia in Rete n° 97/98 – Nov. Dic. 2013 (pdf da scaricare subito)

    € 3,99
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    Storia in Rete n. 97-98 apre con una lunga anticipazione da “Tecnica della Sconfitta” di Franco Bandini, recentemente ripubblicato: una dura accusa alle classi dirigenti italiane e ai loro spesso immotivati complessi di inferiorità. Storia in Rete intervista quindi Dario Fertilio, autore del romanzo storico “L’ultima notte dei fratelli Cervi” e vincitore del Premio Acqui Storia 2013, oggetto di durissimi attacchi da parte dell’ANPI. E ancora, grandi italiani: Rodolfo Siviero, lo 007 italiano che dopo la Seconda guerra mondiale recuperò le opere d’arte trafugate dai nazisti. Poi, in questo numero è l’esordio sulle pagine di Storia in Rete di una nuova rubrica: in attesa del centenario della Grande Guerra, Marco Pizzo, direttore del Museo centrale del Risorgimento di Roma ci accompagnerà alla scoperta del primo conflitto mondiale attraverso straordinarie immagini e punti di vista inediti. Quindi il professor Carmelo Occhipinti spiega ai lettori di Storia in Rete come e perché gli studiosi della Storia non possono evitare il confronto con internet, mentre Aldo A. Mola ci racconta l’esordio in Italia nel 1913 del suffragio universale maschile, una svolta del governo giolittiano che fu coronata da successo. Una svolta che contemporaneamente vedeva nascere un quindicinale, l’«Utopia», diretto da un giovane giornalista dal sangue bollente: Benito Mussolini. Nel 1913 il futuro Duce dava alle stampe una rivista social-rivoluzionaria che avrebbe dovuto accendere la miccia del massimalismo socialista. Poi, un lungo balzo indietro, con l’erotismo sulle rive del Nilo, quando le piene stagionali favorivano la vita sessuale degli antichi Egizi. E dall’Egitto alle sponde del Bosforo, con le Crociate bizantine contro Persiani e Arabi: quando Bisanzio lanciò le sue «guerre sante». Poi di nuovo avanti, al Rinascimento: Vespasiano Gonzaga, l’uomo che volle una città ideale sulle rive del Po. E infine la terza puntata della saga del mistero della sorte di Luigi XVII, delfino di Francia.

    LEGGI IL SOMMARIO DEL N. 98

     

     

     

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  • Dracula l’impalatore

    € 17,00
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    di Roberto Gargiulo

    Vlad Tepes in arte Dracula: su questo personaggio, a metà strada tra il mito e la storia, sono stati sinora versati fiumi d’inchiostro e appare difficile riuscire a dirne qualcosa di nuovo. Tuttavia, molto spesso, l’attenzione è stata focalizzata sul mito, tralasciando l’uomo, il vero Dracula che era appunto il principe valacco Vlad Tepes (1431-1477) che la leggenda ha relegato sullo sfondo, come una sorta di grigia quinta teatrale. Proprio l’uomo invece, il personaggio storico, finisce con il rivelarsi un protagonista del suo tempo, in qualche modo inedito e inaspettato. Un soldato coraggioso e un abile diplomatico, un accorto giocatore e un orgoglioso principe, un sadico carnefice, profondamente innamorato però della sua gente e della sua terra. Però il biografo ha subìto in qualche modo il fascino della sua creatura e ha così deciso di esplorarne anche gli aspetti meno noti, come quello della sua discendenza familiare, un capitolo sino ad oggi quasi ignorato dalla storiografia ufficiale. Sono così emerse storie meno conosciute o volutamente dimenticate, legate tra loro dal comune senso di appartenenza dei protagonisti ad una discendenza al tempo stesso nobile e maledetta. Pregiudizio e superstizione infatti la fanno ancora oggi da padroni e il nome Dracula può spesso risultare fatale a chi abbia ancora il coraggio di fregiarsene. Se è vero quindi che Vlad è stato la prima vittima di Dracula, è altrettanto vero che il tempo restituirà presto il principe di Valacchia alla storia e al posto che in essa gli spetta.

    Edizioni: Minerva edizioni | pp. 246

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  • Gli eserciti di Dio

    € 24,50
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    Le vere ragioni delle Crociate

    di Rodney Stark

    Fra gli storici e gli studiosi di politica non pochi addossano alle «guerre cristiane» la responsabilità di aver inaugurato l’era della colonizzazione europea allo scopo di accaparrarsi le ricchezze della Terra Santa e di arruolare nuovi credenti. Questa interpretazione giustifica l’idea di una sorta di peccato originale che condizionerebbe i rapporti dell’islam con l’Occidente – un’idea che si è insinuata nei discorsi e nei dibattiti più importanti e ha spesso informato le scelte di capi di governo od organizzazioni internazionali (come la Comunità Europea e l’ONU). Per Rodney Stark è arrivato il momento di fare chiarezza, ricollocando al giusto posto – sulla base delle fonti dell’epoca (dell’una e dell’altra parte) e degli studi più autorevoli – tutte le tessere che compongono il complesso mosaico di quelle vicende lontane. Stark presenta i protagonisti (i papi, i re, tutto il variegato universo umano che prese parte a vario titolo all’impresa, e anche gli «infedeli» con le loro vere o presunte eccellenze), analizza le ragioni e motivazioni rispettive, descrive i complessi intrecci politici, economici e culturali (compreso il ruolo giocato nelle società medio-orientali dalle comunità autoctone di ebrei e cristiani), e naturalmente ricostruisce, con rigore e puntualità, la sequenza degli eventi. Due conclusioni, fra le altre, si impongono. Innanzitutto le crociate sono state all’origine una reazione obbligata all’aggressività di un’orda che si spingeva sempre più in là e che doveva essere fermata. Poi appare evidente che l’ostilità del mondo islamico per l’Occidente in conseguenza delle crudeltà crociate è un fenomeno suscitato ad arte, in un’epoca a noi vicina, da chi voleva infiammare gli animi per motivi che la storia degli ultimi anni ha perfettamente chiarito.

    Edizioni: Lindau | pp. 366

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