Vita di Casanova
€ 18,00
di Luigi Bàccolo
Il 4 giugno 1798 Giacomo Casanova, avventuriero, filosofo, drammaturgo, agente segreto, amante del gentil sesso e del giuoco, dopo una vita incredibile e irripetibile moriva a Dux, in Boemia, nel castello Waldstein dove aveva trascorso gli ultimi tredici anni in qualità di bibliotecario. Poco più di vent’anni dopo, Carlo Angiolini, figlio di una sua nipote, vendeva per duecento talleri all’editore Federico Arnoldo Brockhaus di Lipsia il manoscritto dell’Histoire de ma vie, che veniva pubblicato in forma ridotta, o piuttosto purgata e manomessa, una prima volta nel 1822-1828 in traduzione tedesca e poi nel 1826-1838 nella trascrizione Laforgue, destinata a far testo per circa quattrocento edizioni, fino al 1960, anno in cui incominciò la pubblicazione integrale del manoscritto. Ispirandosi a questo testo, nel 1972 l’intellettuale saviglianese Luigi Bàccolo pubblicò presso Sugar Casanova e i suoi amici, saggio agile, spontaneo, divertito e divertente, che fu la preparazione alla più meditata Vita di Casanova del 1979 ora ripubblicata.
Edizioni Aragno | pp. 318
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Venezia Libertina
€ 18,50di Silvino Gonzato
Attraverso cinque storie, con la vivacità narrativa e la puntualità delle sue ricostruzioni storiche, Silvino Gonzato ritrae in questo libro la Venezia che tra Settecento e Ottocento si impose all’attenzione di tutta Europa per la vivacità dei suoi salotti letterari, guidati da affascinanti dame capaci di spingersi ben oltre i confini del libertinage erudit delle rinomate salonnières d’Oltralpe. Era quella Venezia che dall’agonia della Repubblica all’alternarsi delle occupazioni francese ed austriaca, quasi fosse indifferente ai funesti mutamenti che le venivano imposti dalla Storia, manteneva intatto il suo spirito sornione di seduttrice inesorabile. Era la Venezia dei Tiepolo e dei Longhi, dei Vivaldi e dei Marcello, dei Goldoni, dei Gozzi e dei Chiari, ma anche quella delle cortigiane Marina Querini, Elisabetta Teotochi, Caterina Dolfin e degli avventurieri Casanova e Antonio Gratarol o dei rimatori dialettali, talora triviali, o dei grandi poeti stranieri come Byron che, deluso dalle sussiegose dame aristocratiche inglesi, veniva in laguna a soddisfare il suo besoin d’amour. Nei cinque capitoli in cui è suddiviso il volume, fa da sfondo ai protagonisti una massa costante formata da spie, cospiratori, osti, mariti traditi in cerca di vendetta, principi, ambasciatori senza scrupoli, popolane ingenue, madri ruffiane e abati corrotti.
Al centro della scena: loro, le salonnières della Serenissima: l’incantevole Elisabetta Teotochi, che sceglieva di volta in volta tra l’amante di una notte o di «cinque giorni»; Marina Querini, la «Biondina in gondoleta», spregiudicata quanto un personaggio del Divin Marchese; Caterina Dolfin, gran dama che spargeva nella città della douceur de vivre i veleni più micidiali. Prendendo per mano il lettore e portandolo nelle ville e nei tuguri, nei palazzi del potere e nei circoli massonici, nelle piazze e nei campielli, nei salotti e nelle osterie, nei conventi e nelle locande della città lagunare, Gonzato compone un romanzo breve della Venezia libertina, ma con personaggi veramente esistiti le cui vicende testimoniano, se ce ne fosse bisogno, che la realtà supera spesso la fantasia.Edizione: Neri Pozza | pp. 336
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Guida pettegola al ‘700 francese
€ 18,00di Francesca Sgorbati Bossi
Il gossip, sostiene l’autrice di questo libro, è nato in Francia, nel Settecento illuminista. Inteso come sistema del pettegolezzo, cioè la maldicenza e l’indiscrezione inserite in una rete ben organizzata di informazione e comunicazione ad uso innocente o perverso della gente alla moda. Sia per sapere i segreti degli altri o inventarseli, sia per far parlare di sé comunque. Lo dimostra questa inchiesta tra le centinaia di rumors o di bruits che questo libro raccoglie, cataloga per argomento e inquadra nel tempo nello spazio e nei protagonisti. Erano notizie brevissime e senza sottintesi, che venivano pubblicate in libretti e altre forme. Ed esistevano addirittura allora, come oggi le agenzie, bollettini specializzati che li rifornivano. La curiosità vivissima verso di loro tra il pubblico era accesa dal fatto che mancavano giornali, l’informazione non era libera né fluida, di contro alla nuovissima aria di libertà che circolava, soprattutto tra le donne. Non mancava a volte la volontà di colpire un avversario, in un’epoca in cui i canali istituzionali non erano adeguati allo scopo (un po’ come oggi i blog rispetto all’insufficienza della stampa e delle rappresentanze politiche). Toccano naturalmente tutti i campi, con preferenza per sesso potere carriera e gloria. E tutti gli ambienti interessanti, dalla corte in giù. Miniature in cui, come diceva Barbey D’Aurevilly, vi è più storia che in molte pagine di libri. Tracciate spesso e volentieri da grandi scrittori – anche Voltaire –, trasmettono ai posteri atmosfere e mentalità di una Parigi spietata-con-grazia, micro racconti da dove «il vizio non importa ma una figuraccia uccide»
Edizioni: Sellerio Editrice | pp. 360
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La civiltà della Conversazione
€ 19,00di Benedetta Craveri
Se si dovesse dire in cosa e in quali luoghi si cristallizzò l’ideale della più oziosa, spregiudicata, esigente civiltà europea fra Seicento e Settecento, si potrebbe rispondere: in alcuni salotti di Parigi, dove si celebravano i riti, insieme esoterici e trasparenti, della conversazione. Via via allontanata, per volontà del sovrano, dall’uso della forza come dal potere politico più incisivo, l’aristocrazia spese le sue ultime, dispettose energie nell’elaborare un modo di vivere che pretendeva di raggiungere un traguardo di perfezione a partire dal quale tutto il passato apparisse grezzo e goffo. Con l’ausilio di alcuni geni della socievolezza si creò così una corrente impetuosa che attraversò due secoli e investì vastissimi territori. «Alla Civiltà della conversazione – ha scritto lo scrittore Pietro Citati – Benedetta Craveri ha dedicato un amabile e piacevolissimo libro che raccomando a tutti coloro che adorano I tre moschettieri e Venti anni dopo. Vi troveranno ritratti di salons, di signori e signore, chiacchiere, epigrammi, pettegolezzi, amori, congiure, conversioni, conventi, fantasie romanzesche, duelli, l’ombra di Versailles, Madame de La Fayette, La Rochefoucauld, Voltaire, Diderot; e gli eventi della storia, che si prestano gentilmente, sullo sfondo, a fare da comparse. Da una parte Benedetta Craveri vive, appassionatamente, dentro il suo libro … dall’altra è una storica, fruga coscienziosamente nelle biblioteche, insegna all’Università, e giudica».
Edizioni: Adelphi | pp. 651
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Morte in maschera
€ 17,50di Jean-François Parot
Nel 1761 il giovane Nicolas Le Floch lascia la Bretagna per entrare a servizio del Signor di Sartine, luogotenente generale di polizia di Luigi XV, e riceve l’incarico di indagare su di un’affare assai delicato, che si rivela, man mano che l’inchiesta procede, sempre più intricato e preoccupante per la Corona. È dunque un vero e proprio battesimo del fuoco quello che Nicolas riceve: davanti ai suoi occhi di ‘provinciale’ si apre la straordinaria Parigi dell’epoca, la grande capitale dello splendore e della miseria, dei lumi e delle ombre, ricostruita da Jean-François Parot la precisione esaltante dello storico nei suoi luoghi (dai bordelli ai palazzi, dalle prigioni alla Corte) e nei suoi personaggi (dai più umili allo stesso Luigi XV).
Edizione: Passigli Editori | pp. 346
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Avventure d’amore e di guerra
€ 17,50di Armand Louis de Gontaut, duca di Lauzun
Armand Louis de Gontaut-Biron, duca di Lauzun, è celebre per le sue imprese di seduttore e uomo d’armi. In questo memoir, Lauzun ricorda le sue palpitanti seppur fugaci infatuazioni per le dame dell’aristocrazia cosmopolita europea: si innamora sempre come se fosse la prima volta, con una passione sincera, che dai camerini delle ballerine dell’Opéra lo porta fin dentro il boudoir di Maria Antonietta. Sullo sfondo si intravedono i bagliori di un mondo in cambiamento: le campagne militari in Corsica e in Senegal, e soprattutto la Guerra d’Indipendenza dei futuri Stati Uniti. «Uomo alla moda», come si definisce lui stesso, il duca è la personificazione di un’epoca, l’emblema dell’aristocratico al tramonto del XVIII secolo: elegante, sensuale, eroico e sprezzante. Condannato alla ghigliottina, nonostante la sua opposizione all’Ancien Régime, il giorno dell’esecuzione pranza con ostriche e vino bianco. Le guardie lo prelevano mentre si trova ancora a tavola e lui sale sul patibolo dopo aver brindato con il suo aguzzino. Avventure d’amore e di guerra circolò come manoscritto, divenendo una lettura ambita fra le nobildonne della Francia post-rivoluzionaria. Nel 1818 l’annuncio dell’uscita suscitò tanto scalpore che Talleyrand tentò di censurarlo, invano. (Traduzione dal francese di Edoardo Restivo)
Edizione: Castelvecchi | pp. 232
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Storia in Rete n. 111 – gennaio 2015 (pdf da scaricare subito)
€ 3,99Storia in Rete di gennaio 2015 (clicca qui per vedere copertina e anteprime) è andato in stampa proprio mentre a Parigi l’integralismo islamico si scatenava con l’attentato alla redazione di “Charlie Hebdo” e al supermercato kosher. Da qui la scelta di raccontare ai lettori quali sono le radici profonde storico-ideologiche delle attuali minacce del sedicente neo-Califfato dell’ISIS: le promesse di conquista delle capitali dell’Occidente (Costantinopoli e Roma) fatte dal Profeta in persona e i tentativi di realizzarle effettuate dai Saraceni, prima, e dagli Ottomani poi con gli sbarchi rispettivamente sulle coste tirreniche e ad Otranto.
Poi, Storia in Rete torna sul caso Matteotti: il putiferio suscitato da una recente intervista di Arrigo Petacco sul blog di Beppe Grillo e un nuovo studio di un “outsider” come Enrico Tiozzo che però ha fornito un contributo determinante a rileggere le fasi del rapimento e dell’omicidio Matteotti in un’ottica diversa da quella “ufficiale”.
Quindi con questo numero, il primo del 2015, Storia in Rete inizia le sue personali celebrazioni per i cento anni della Grande Guerra con una galleria di Eroi italiani. Il primo – partendo da una mostra che si sta tenendo al Museo Caproni di Trento – è Francesco Baracca, l’Asso degli Assi della caccia italiana, l’uomo dal Cavallino Rampante.
E ancora. La specialità svedese: non i mobili da montare ma l’eugenetica, scheletro nell’armadio della socialdemocrazia scandinava, e poi la triste storia dei Coolies, gli “schiavi a pagamento” che alla fine dell’Ottocento sostituirono quelli veri con la scusa del “libero mercato”, e che hanno perfino cambiato la demografia di intere regioni mostrando il vero volto dell’emigrazione.
Dai crimini contro l’umanità a quelli – non meno efferati – dei singoli: Massimo Centini racconta la vicenda di Cesare Verzeni, il “vampiro del Bergamasco”, il primo caso di assassino seriale studiato scientificamente nel nostro paese.
Poi, Elena e Michela Martignoni parlano con Luigi de Pascalis, autore di un nuovo romanzo storico sulla figura di Giuliano l’Apostata, Aldo Mola racconta la caduta di Murat e il suo disperato, ma seminale, appello agli italiani da Rimini e ancora mostre, con l’intervista alla curatrice della mostra al Vittoriano su un grande pittore del Novecento: Mario Sironi.
Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di gennaio!!
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Il tesoro dei vinti
€ 17,00di Gianni Oliva
Dongo, 27 aprile 1945: la colonna italo-tedesca su cui viaggia Mussolini con buona parte del governo della Rsi , viene fermata alle porte del paesino sulla sponda sinistra del lago di Como. La colonna è diretta nella vicina Valtellina ma non ci arriverà mai anche grazie all’ambiguo comportamento ambiguo dei tedeschi che, di fatto, consegnano i fascisti che sono con loro ai partigiani della 52ª brigata Garibaldi. Nella lunga autocolonna viene trovata un’ingente quantità di beni preziosi, banconote di ogni taglio, oro, gioielli, titoli di Stato, valuta straniera, in gran parte provenienti dai fondi segreti dei ministeri della Repubblica sociale. Un ricco bottino che da quel giorno tutti conosceranno come il «tesoro di Dongo». Chi si è impossessato di quell’oro, destinato alle autorità del nuovo Stato italiano? Chi lo ha trasferito alla federazione comunista di Como? Chi se n’è impadronito in seguito? E chi ha fatto scomparire il «capitano Neri» e la partigiana «Gianna», combattenti garibaldini che ne avevano compilato l’inventario? Nella primavera del 1957 ha finalmente inizio, presso la Corte d’assise di Padova, il processo che dovrebbe fare luce su questi interrogativi. Un procedimento che suscita tante attese, ma che viene rinviato dopo quarantatré udienze per il suicidio di un giudice popolare e che non verrà mai più ripreso, perché «scomodo». Dalle carte disponibili emergono infatti con chiarezza le responsabilità politiche degli eventi che si sono consumati in quei lontani giorni del 1945. Secondo tutte le testimonianze, il tesoro finisce nelle casse del Partito comunista, in un momento in cui gli equilibri della nuova Italia sono ancora da determinare e l’ala più oltranzista del partito persegue una prospettiva rivoluzionaria da sostenere con adeguate risorse finanziarie. Gianni Oliva, utilizzando le decine di deposizioni del processo, ricostruisce con ritmo incalzante i frangenti drammatici di fine conflitto, quando il Lario diventa il lago dei destini incrociati: il crepuscolo tragico di Mussolini e dei gerarchi si intreccia con il recupero del tesoro, con le accese divergenze sulla sua destinazione, con le tensioni di una guerra non ancora conclusa che già si prolunga nella pace. Sullo sfondo, si respira l’atmosfera della resa dei conti, un clima in cui si eliminano con troppa facilità i nemici di ieri e quelli di oggi.
astorale.
Edizioni Mondadori | pp. 232
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I ragazzi di Quai de Bacalan
€ 24,00di Andrea Vezzà
Dopo l’8 settembre 1943, sparita ogni rappresentanza ufficiale italiana in Francia, alcuni giovani italiani cercarono di raggiungere l’Italia e arruolarsi nel nuovo esercito repubblicano. Qualcuno si accorse del gesto e intervenne: fu preparato il loro trasferimento a Betasom, la base dei sommergibili italiani di Bordeaux che non aveva accettato la resa. Trecento volontari prontamente inquadrati nel reggimento San Marco di stanza della base di quai de Bacalan. Qui ricevettero un primo addestramento militare e andarono a formare la 1° Compagnia “Volontari di Francia” del Battaglione Longobardo. Combattenti sotto una bandiera ritenuta sbagliata, questi giovani sono stati dimenticati dalla storia ufficiale e le loro gesta sono cadute nell’oblio. Questo libro, attraverso testimonianze dirette, rievoca nella sua integrità la stupefacente avventura di quei “Volontari di Francia”.
Edizione: Ritter | pp. 193
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