Il primo numero di Storia in Rete del 2009 apre con un pezzo su Giulio Cesare, multiforme creatore della Roma imperiale e sui suoi lati meno conosciuti (“Date a Cesare quel che è di Cesare” di Elena Percivaldi). Il trentennale delle polemiche scatenate in Parlamento e sui giornali contro il cartone animato “Ufo Robot” è il tema di “Savonarola contro Goldrake” di Emanuele Mastrangelo. Storia in Rete anticipa quindi un capitolo del nuovo libro di Aldo A. Mola, che svela i retroscena di corruzione, nepotismo e malcostume dell’affaire P2 (“Come la P2 mise l’Italia a nudo”). Inizia poi con questo numero un’inchiesta sulla Storia in TV: come documentari e programmi di informazione trattano – e maltrattano – il passato (“Perché la Storia ce la raccontano sempre gli altri?” di Fabio Andriola). Con l’anno nuovo inizia anche un lungo dossier nato dalla collaborazione fra Agenzia Spaziale Italiana e Storia in Rete che nei prossimi numeri racconterà la storia dell’astronautica italiana (“La conquista dello Spazio italiana: una storia non scritta. Per ora…” di Francesco Rea). Massimo Centini ci tratteggia quindi un ritratto del grande psichiatra Cesare Lombroso alle prese con il problema dell’anarchismo criminale (“E gli altruisti divennero terroristi”). A cura di Luciano Garibaldi, Storia in Rete pubblica degli stralci dal diario inedito di un capitano di lungo corso italiano in Cina, nel 1905. Lo stesso capitano che nel 1920 compirà l’ultimo atto di pirateria del Mediterraneo: il dirottamento del Persia in aiuto di D’Annunzio a Fiume… (“Quando la Cina era davvero lontana”). Quinta puntata del viaggio di Storia in Rete nel mondo dei Servizi Segreti Militari italiani, di Andrea Vento: nell’Era Roatta, i nemici sono altri italiani. E quarta puntata del dossier di Gian Paolo Pelizzaro sui misteri dietro la strage nazista a La Storta, nel 1944: il gioco di spie e di ponti radio che porterà l’Italia all’armistizio passava anche per “l’inglese sconosciuto”… Marino Viganò ci fa quindi conoscere il genio italiano Giannino Torresani, orologiaio di Carlo V Imperatore, e ruvido maestro d’ingegneria del Cinquecento (“Vulcano alla corte dell’Imperatore”). Infine, l’oscuro delitto di Torino per opera del fantomatico Diabolich – ricostruito nei numeri scorsi da Andrea Biscàro – ha un sorprendente finale… che apre nuovi incredibili risvolti (“Diabolich, il mistero non muore”).
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