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La seconda guerra fredda

€ 19,00

di Federico Rampini

Il mondo è cambiato molto più di quanto gli occidentali si rendano conto. Il tramonto del secolo americano e la possibile transizione al secolo cinese bruciano le tappe: tutto accade sono i nostri occhi distratti ormai da oltre 10/15 anni. Ci siamo distratti mentre la Cina subiva una metamorfosi sconvolgente: ci ha sorpassati nelle tecnologie più avanzate, punta alla supremazia nell’intelligenza artificiale e nelle innovazioni digitali. È all’avanguardia nella modernità ma rimane un regime autoritario, ancora più duro e nazionalista sotto Xi Jinping. Unendo Confucio e la meritocrazia, il regime di Pechino teorizza la superiorità del suo modello politico, e la crisi delle liberaldemocrazie sembra darle ragione. L’Italia è terreno di conquista per le Nuove Vie della Seta. In Africa è in corso un’invasione cinese di portata storica. Due imperi, uno declinante e l’altro in ascesa, scivolano verso lo scontro. L’America infatti si è convinta che, «ora o mai più», la Cina va fermata. Chi sta in mezzo, come gli europei, rimarrà stritolato? Nessuno è attrezzato ad affrontare la tempesta in arrivo. Neppure i leader delle due superpotenze hanno un’idea chiara sulle prossime puntate di questa storia, sul punto di arrivo finale. Mettono in moto forze che loro stessi non sapranno dominare fino in fondo. Pochi anni fa le due superpotenze sembravano diventate quasi una cosa sola, tanta era la simbiosi tra la fabbrica del mondo (cinese) e il suo mercato di sbocco (americano). Quell’epoca si è chiusa e non tornerà. Sta succedendo ciò che molti esperti consideravano impossibile. I dazi sono stati solo l’acceleratore di un divorzio che cambierà le mappe del nostro futuro. La resa dei conti precipita a tutti i livelli. Questo libro è una guida e un manuale di sopravvivenza nel mondo nuovo che si sta formando a grande velocità.

Mondadori | pp. 228

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Categories: Guerra Fredda, Proposte del Mese, Stati Uniti, Varie Tags: Cina, geopolitica, Guerra Fredda, Italia, politica, Rampini, scontro di civiltà, Stati Uniti, Terzo Millennio
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    I Libri del Borghese | pp. 276

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    di Marcello Veneziani

    Un racconto ironico e passionale, storico e metafisico sull’Italia presente e assente. Un viaggio tra storia e politica, costume e carattere, bellezza e brutture, alla ricerca di una visione dell’Italia e di un’identità smarrita.

    Comizio d’amore. Voglio bene all’Italia anche se mi fa male vederla così. Voglio bene all’Italia anche se è davvero malata, ma questo è un motivo per amarla di più. La vedo tutt’altro che eterna e possente, la vedo fragile e assente, molto invecchiata; la vedo stanca e spaventata, la maledico, ma è una ragione di più per darle il mio fi ato. Perché l’Italia non è solo una Repubblica. L’Italia è mia madre. L’Italia è mio padre. L’Italia è il racconto in cui sono nato. L’Italia è la lingua che parlo, il paesaggio che mi nutre, dove sono i miei morti. L’Italia sono le sue piazze, le sue chiese, le sue opere d’arte, chi la onorò. L’Italia è la sua storia, fi glia di due civiltà, romana e cristiana. L’Italia è il mio popolo e non riesco a fare eccezioni, quelli del Nord, quelli del Sud, quelli di destra o di sinistra, i cattolici o i laici. Ho preferenze anch’io, ma non riesco a escludere per partito preso. Non escludo chi parte e nemmeno chi arriva. L’Italia è il ragazzo che va all’estero, l’Italia è l’immigrato che si sente italiano. Ho gerarchie d’amore; amo prima e di più chi mi è più caro e più vicino, come è naturale. Vorrei che l’Italia fossero pure i fi gli dei miei fi gli. Vorrei poi che l’Italia premiasse i migliori e punisse i peggiori, ma voglio che resti Italia. Con l’Europa o senza. Repubblica vuol dire che l’Italia è di tutti e lo spirito pubblico prevale sull’interesse privato. Ma dire Repubblica è troppo poco, c’è una parola più adatta: Patria. L’Italia è la mia casa, è il ritorno, è l’infanzia, il cielo e la terra che mi coprirà.

    Marcello Veneziani

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    In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, o quando perdono la memoria di sé. Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino. Fragile, antica, unica per il suo rapporto con l’ambiente, Venezia si svuota di abitanti, e intanto è bersaglio di innumerevoli progetti, che per “salvarla dall’isolamento” ne uccidono la diversità e la appiattiscono sulla monocultura di una “modernità” standardizzata, riducendola a merce, a una funzione turistico-alberghiera. Il caso di Venezia, emblematico, permette a Salvatore Settis un ragionamento universale: dall’Aquila a Chongqing – città della Cina che è passata dai 600 000 abitanti del 1930 ai 32 milioni di oggi – mutamenti frenetici imposti da ragioni produttive e di mercato violano il contesto naturale e lo spazio sociale, mortificano il diritto alla città e la democrazia. Recensendo questo libro, Mario Pirani ha aggiunto: “Dominante ormai è una monocultura del turismo che lega la sopravvivenza di chi resta solo alla volontà di servire: i residui cittadini di null’altro sembrano più capaci che di generare migliaia di bed and breakfast, ristoranti, alberghi, agenzie immobiliari, vendite di prodotti tipici, cosa che peraltro sta prendendo piede in tutti i meravigliosi centri storici delle città d’arte del nostro Paese“.

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    Edizione Lo Scarabeo  | pp. 264

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    Storia in Rete di ottobre 2014 (clicca qui per vedere sommario e anteprime) torna nel periodo d’oro dell’Italia, i secoli del Basso Medioevo, dell’Umanesimo e del Rinascimento quando i condottieri di ventura italiani erano i migliori soldati d’Europa. Una grande mostra a Perugia è l’occasione per tornare su questi guerrieri che furono tanto signori della guerra quanto mecenati e soprattutto veri e propri imprenditori di quelle piccole-e-medie imprese della guerra che crearono l’Italia fra 1300 e 1500.

    Dal Medioevo vero a quello dei giorni nostri: la minaccia dell’ISIS e le sue radici esoteriche. Poi, un lungo dossier sulla Grande Guerra: una riflessione sul ruolo del conflitto nell’identità italiana di Ernesto Galli della Loggia (per gentile concessione di autore e di Nuova Storia Contemporanea), i tentennamenti del governo Salandra all’inizio della guerra e le crisi di coscienza degli interventisti e nazionalisti, divisi fra filo-tedeschi e anti-austriaci, la sottaciuta consonanza di posizioni fra Mussolini e Gramsci nel 1914, nel nome della “neutralità attiva e operante”.

    E ancora, il tentativo di delegittimazione del Premio Acqui Storia, con le incredibili polemiche e i surreali attacchi all’iniziativa. E quindi i crimini dimenticati commessi dall’esercito giacobino in ritirata da Napoli nel 1799 nella zona di Cassino e Isola Liri. Dall’invasione francese a quella franca, con la storia della calata di Carlo Magno contro i Longobardi alle Chiuse, nel 773.

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