Matteotti senza aureola – vol. 1: il politico
€ 22,00
di Enrico Tiozzo
L’esecrabile uccisione di Giacomo Matteotti da parte di un pugno di delinquenti fascisti ha creato il mito del grande uomo politico, finissimo esperto di economia e in grado da solo di mettere in ginocchio il Fascismo con la forza delle sue argomentazioni. Ma quale fu veramente l’azione politica di Matteotti nei suoi cinque anni alla Camera? In realtà il deputato socialista fu un modesto politico, sordo alle opinioni altrui, insufficientemente preparato, verbalmente aggressivo, fortemente ostile più ai governi a guida liberale che a quello a guida fascista. Le sue proposte di legge e i suoi interventi in aula, che spesso suscitavano l’ilarità dei deputati, erano per lo più sconcertanti. Matteotti, fra le altre cose, proponeva di tassare il vino a seconda delle intenzioni (voluttuarie o meno) del consumatore, di acquistare il pane esibendo il passaporto, di convincere la popolazione a fumare sempre di più, di trasferire le eredità direttamente allo Stato, di bloccare la creazione di nuove Università, di smobilitare l’esercito, di ridurre dell’80% la forza pubblica, di negare il voto alle donne, di risolvere i problemi economici con una patrimoniale secca pari al 25% del Pil italiano. Si “documentava” leggendo oscuri giornali di provincia e non esibì mai un vero documento nelle sue interrogazioni alla Camera. Provocava ed insultava tutti i presidenti del Consiglio, da Nitti a Giolitti, da Bonomi a Facta, definendoli incompetenti e criminali. Questo studio esamina per la prima volta tutta l’attività politica di Matteotti negli anni del suo impegno alla Camera (1919–1924) e il suo libro del 1923, Un anno di dominazione fascista, giungendo a conclusioni che illuminano anche il quadro del delitto, al quale sarà dedicato il secondo volume dell’opera.
STORIA IN RETE HA PARLATO DI QUESTO LIBRO NEL n. 120/2015
Edizione: Aracne | pp. 384
Carlo F –
Libro molto discutibile e piuttosto millantatorio, per l’uso assai spregiudicato delle fonti, in particolare i discorsi parlamentari di Matteotti. Basta prendere ad esempio alcune frasi dell’autore nel merito di alcune sedute. In quella del 27 giugno del 1920 egli dice che Matteotti avrebbe dato del “vecchio riciclato” a Giolitti, se però andiamo a leggere bene tutto il resoconto di quella seduta ci leggiamo ben altro. Ci troviamo, nell’accusa di Matteotti a Giolitti, la critica di un sistema che perdura sino ad oggi. Leggiamo direttamente le parole di Matteotti: “Questo è il sistema italico; ma per quanto sia esagerato intorno ai silenzi di questi ultimi anni, domando all’onorevole Giolitti se avrebbe governato differentemente nei cinque o sei anni che è stato lontano dal potere. Egli vi torna riverniciato; ma è l’uomo di una volta. Noi vi conosciamo, onorevole Giolitti, se non personalmente perché eravano ancora in fasce, vi conosciamo per lo meno attraverso la vostra storia, attraverso quello che ci raccontano i nostri maestri di questi banchi”. Matteotti in quella seduta fece anche un confronto con altri paesi come l’Inghilterra, in cui chi decadeva dal potere, assisteva ai lavori parlamentari, ma non ambiva a tornare al potere a tutti i costi. Giolitti, non nome del potere, mandò soldati italiani a sparare ad altri soldati italiani a Fiume, fu il prototipo dei capi di governo per tutte le stagioni, che hanno imperversato nel secondo dopoguerra in Italia per decenni, uno fra tanti, Andreotti. Matteotti, già dal 1920 aveva capito tutto e lo si fa passare per uno strampalato demagogo? Ma ci faccia il piacere…come diceva Totò..caro storico delle nevi scandinave..
Carlo F –
Aggiungo solo che certe cosa possono passare solo se la gente ignora le fonti, perché certi documenti, come i discorsi parlamentari di Matteotti, non vengono ristampati. Altrimenti, sarebbe fin troppo facile sbugiardare certe affermazioni, anche solo andando a cercare ciò che questo autore vuole millantare. Si vuole un altro esempio? Presto fatto…ecco che l’autore dice che nella seduta del 7 dicembre del 1920 Matteotti avrebbe dato del vecchio rimbambito a Croce. Ma di cosa si parlò in quella seduta? Solo del prezzo del pane e del vino. Croce non compare affatto. E poi che disse Matteotti in merito alla tassa sul vino? Ecco cosa disse: “Voi dite che il vino è un consumo volttuario, e quindi è bene che la classe lavoratrice paghi su di esso pr avere a minor prezzo i consumi necessari. Ma voi non distinguete affatto nel vostro progetto, né in quello zibaldone che è l’imposta sul vino, il consumo famigliare, il consumo che è, non dico necessario, ma ordinario, comune alimento della famiglia, e sul quale i lavoratori pagheranno i trenta e i quaranta centesimi di imposta, come se fosse un consumo voluttuario” Altro che Matteotti fautore della tassa sul vino! La cosa curiosa resta sapere come fa uno a scrivere tante pagine di millantature senza contemporaneamente annoiarsi e magari illudendosi che i lettori siano solo dei poveri gonzi..
Dario –
L’intervento di Carlo F conferma indirettamente la validità del lavoro controcorrente di Tiozzo, e questo perchè l’autore del libro non ha compiuto affatto ciò che gli imputa: la discussione sul prezzo del pane e del vino comincia a pag.138 e mai Tiozzo dice che in quell’occasione Matteotti avrebbe dato del rimbambito a Croce. Carlo F confonde le pagine: la critica a Croce si trova nella pagina precedente (137) e riguardava un altra discussione, ossia l’innalzamento dell’obbligo scolastico (voluto da Croce) e in quel caso l’insulto non consistette nel dare letteralmente a Croce del rimbambito, bensì nel giudicarlo (come riporta Tiozzo nella nota n.17) uno che non pensa a niente, studia problemi dell’altro mondo, stando sempre con la testa fra le nuvole.
Ritornando all’argomento del pane e del vino, mai Tiozzo dipinge Matteotti come un fautore di tasse sul vino. Fa invece notare (a pag.141) che Matteotti si lamenta per l’aumento che avrebbe avuto il prezzo del vino perchè secondo lui il vino, e il tabacco, erano i soli piacere del popolo, che avrebbe quindi dovuto goderne a volontà. Matteotti mostra così di non curarsi del fatto che l’eccesso di vino fa male alla salute, nè dimostra la lungimiranza (che avrebbe dovuto, secondo il mito, avere) per capire che nessun governo italiano, nemmeno quelli attuali, avrebbero rinunciato a tassare il vino.
Il valore di un opera si capisce anche dal fatto che per criticarla si devono falsare i fatti.