di Pietro Stella
Il primo aprile 1934 Pio XI proclama solennemente santo il prete piemontese fondatore dei salesiani. È il momento in cui Don Bosco diviene “il più italiano dei santi”, colui che nella Torino ottocentesca, pur nei difficili rapporti tra Stato e Chiesa aveva preparato migliaia di giovani al nuovo lavoro industriale. Don Bosco infatti vide ciò che uomini di stato e istituzioni tardarono a vedere, cioè l’insorgere di un mondo adolescenziale e giovanile che per i suoi tratti e aspirazioni rappresenterà uno dei grandi elementi di novità dell’epoca contemporanea. Mentre la drastica diminuzione della mortalità infantile faceva crescere le schiere dei giovani, l’inurbamento, l’industrializzazione, l’emigrazione portavano ad un allentamento delle strutture familiari e a una loro progressiva inadeguatezza a svolgere un ruolo educativo. Gli oratori, i collegi, le scuole, in particolare quelle professionali, fondati da Don Bosco, valsero a integrare in una società travagliata dalla modernità la gioventù meno abbiente, offrendole quelle opportunità che i sistemi scolastici per molto tempo non erano stati in grado di garantire.
Edizioni: Il Mulino | pp. 154
€ 10,30
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