Maggio 2009: mentre tutta la stampa è intenta a ricordare i tanti disastri che hanno colpito l’Italia prima del terremoto de L’Aquila, Storia in Rete decide di parlare delle ricostruzioni che gli italiani hanno compiuto – e brillantemente – a seguito delle sciagure che si sono abbattute sul nostro Paese nei secoli passati. E si scopre anche che, incredibilmente, in epoche condizionate dalla presenza degli spagnoli o sotto la monarchia dei Borbone ricostruire “all’italiana” voleva dire non “alla carlona” – o peggio – ma “a regola d’arte”… Storia in Rete passa quindi alle avventure amorose di Casa Mussolini: il padre, Benito, e la figlia, Edda, uniti da una passione per le “scappatelle”, che spesso furono più che semplici avventure sentimentali (“Le donne del Duce – Gli uomini di Edda” di Gianni Scipione Rossi). E sempre su Mussolini e la sua misteriosa fine Marino Viganò (“E l’agente USA scoprì quel che poteva: poco”) analizza e smonta le recenti “rivelazioni” della “Relazione Mocarski”, da poco emersa dagli archivi USA. Storia in Rete anticipa quindi un capitolo dall’inquietante libro di Sandro Provvisionato e Adalberto Baldoni “Anni di Piombo”, sulla strage di Via Fracchia del 1980 (“Via Fracchia, la legge del taglione”). Continua poi il racconto dell’avventura dell’Italia nello spazio (“E’ l’ora di organizzarsi”), mentre i documenti di un generale e letterato italiano, Angelo Gatti, lanciano una luce critica sulla commissione d’inchiesta su Caporetto e sul suo principale indagato: Pietro Badoglio (“Badoglio non capiva niente…” di Aldo A. Mola). Storia in Rete fa quindi un excursus fra i partiti politici che crearono la repubblica italiana negli anni del dopoguerra (“Partiti di sana e robusta… Costituzione” di Aldo G. Ricci) e un balzo indietro, alla eroica resistenza dei Lazzari nella Napoli del 1799, quando il popolo partenopeo si oppose fieramente all’invasione francese giacobina (“Lazzari, all’attacco!” di Orazio Ferrara). Eros e storia, quindi, con Aspasia, la scandalosa etera che fece innamorare il grande Pericle nell’Atene classica (“Aspasia, la colta cortigiana”, di Michele Cento) e nelle vicende piccanti e inquietanti della corte fiorentina del tardo Seicento, fra paggi, nobili bisessuali e scienziati (“Attenti al paggio!” di Walter Bernardi).
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