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La Cappa
€ 18,00di Marcello Veneziani
In che mondo viviamo? Abbiamo perso il senso del presente e non riusciamo più ad avere una visione generale della realtà. È come se fossimo sotto una cappa. Ne avverti il peso, anche se non ha fattezze e non ha confini, è ineffabile e avvolgente. La Cappa occulta la bellezza, la grandezza, il simbolo, il mito, il sacro, il mondo reale». “Il filo conduttore di queste pagine – spiega l’autore – è ‘pensare il presente’, esercizio necessario ma assai raro. Non basta viverlo, occorre pensarlo. Gli ambiti che affrontiamo sono la Natura, i Sessi, la Salute, la Storia, il Pensiero, il Correct, il Global, la Sorveglianza, il Bioliberismo, la Religione, infine la Mutazione. Non citeremo persone ma pensieri, non fatti ma processi, tendenze non dati, non sontuose bibliografie ma idee e mentalità”. Una cappa avvolge il mondo e toglie visione e respiro. Siamo scivolati dalla società aperta alla società coperta, ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa: la natura, i sessi, la salute, la storia, la lingua, il pensiero, la religione. Bioliberista fino alla morte, ma in un regime di sorveglianza totale. Intanto si profila la Grande Mutazione. Per bucare la cappa asfissiante che opprime la mente e il mondo è necessario munirsi di una spada speciale.
Marsilio | pp. 204
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Uccidere il Tiranno
€ 15,00di Aldo Andrea Cassi
Il destino dei tiranni è quello di doversi guardare dall’ombra che il potere proietta alle loro spalle: il tirannicidio. Non c’è tiranno che non sia stato esposto alla possibilità di essere rimosso con la forza, come se la tirannide implichi la possibilità dell’omicidio non solo di fatto, ma anche di diritto. Per questo la tradizione politico-giuridica occidentale si è interrogata sin dalle sue origini, in Grecia, se, quando e in quali termini fosse lecito uccidere il tyrannus. Da allora ogni epoca ha affrontato la questione con appassionati dibattiti, accese polemiche, esplosive (in senso figurato e non) dimostrazioni, lungo un fil rouge che questo saggio segue fino ai giorni nostri, ripercorrendo colpi di Stato, attentati e brutali linciaggi. Perché, se la tirannia è una costante dell’esperienza politica – pur con modalità e forme diverse, da Cesare a Gheddafi, da Ipparco a Luigi XVI – lo sarà sempre anche la necessità di rovesciarla, e come recita il motto dei tirannicidi: Sic semper tyrannis!
Salerno Editrice | pp. 175
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La morte a grinta dura – Squadristi 1919-1923
€ 18,00di Pierluigi Romeo di Colloredo
Squadrismo è un termine che nell’immaginario collettivo odierno richiama ad un atteggiamento violento, quello che caratterizzò l’operato delle squadre sparse lungo lo Stivale, contro il cosiddetto sovversivismo rispondendo alla violenza dei rossi con altrettanta violenza, dapprima per reazione, poi attaccando per primi, e anche contro le autorità. Oggi la storiografia dominante tende ad incolpare per le violenze esclusivamente gli squadristi: ma la realtà italiana dei primi anni Venti fu quella di una guerra civile a bassa intensità, con centinaia di vittime da entrambe le parti. In questo libro non vogliamo fare antistoriche esaltazioni ed apologie od altrettanto antistoriche demonizzazioni, né stabilire linee di demarcazione tra buoni e cattivi, ma raccontare un fenomeno fondamentale della storia italiana così come si svolse veramente, a cent’anni dalla fondazione dei Fasci, un fenomeno che insieme a pagine di violenza e sopraffazione ne vide anche di luminose, grazie all’idealismo di reduci e di giovanissimi, che imposero l’Italia di Vittorio Veneto contro quella di Caporetto, l’Italia degli Arditi, dei ragazzi del ’99 contro l’internazionalismo della sovversione rossa.
Ciclostile/Eclettica | pp. 214
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Fascismo rivoluzionario
€ 20,00di Leonello Luca Rimbotti
Il fascismo rivoluzionario – o “di sinistra” – è quella componente progressista del movimento mussoliniano che intende sovvertire l’ordine borghese, il capitalismo, la finanza internazionale e lo sfruttamento operato dagli usurai ai danni del popolo, al fine di edificare – sulle macerie del vecchio mondo liberaldemocratico – la giovane civiltà del lavoro, liberamente organizzata nell’ordine corporativo. Contrario anche al brutale collettivismo comunista – limitato ad una visione materialista che nega ogni riferimento all’identità storico-etnica delle stirpi – il fascismo rivoluzionario intende costruire una comunità di popolo nella quale vengano fusi – in una sintesi totalitaria – la modernità e la tradizione, il socialismo e il nazionalismo, le aristocrazie eroiche e le masse popolari. La mistica della lotta, la fede nel capo carismatico, la fiducia nel destino di gloria, l’eroismo guerriero e la fanatica fedeltà all’idea sono alcuni degli elementi che fanno del fascismo un fenomeno non solo politico, sociale o economico, ma anche spirituale, culturale e addirittura religioso.
Passaggio al Bosco | pp. 504
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Fascisti prima di Mussolini
€ 22,00di Rodolfo Sideri
Tra le caleidoscopiche immagini del fascismo, si è spesso sottovalutata l’autobiografia che il movimento mussoliniano ha voluto offrire di sé. Attraverso l’analisi dei “precursori” è invece possibile leggere in controluce quello che il fascismo ha ritenuto di incarnare e di rappresentare nella costruzione non solo di un nuovo ordine sociale, ma anche di uno stile di vita ispirato ad una peculiare visione del mondo. Durante i vent’anni del regime, il dibattito si sviluppò nella contrapposizione tra coloro che ritenevano che in queste costruzioni il fascismo si ponesse in continuità con la storia nazionale e che solo in questa continuità le realizzazioni che si compivano avrebbero avuto la solidità necessaria per durare e coloro che invece ritenevano che il fascismo dovesse presentarsi con una rivoluzione radicale che costituiva una netta cesura con il pregresso storico della nazione. Se il fascismo non scelse chiaramente una delle due posizioni è perché era ancora alla ricerca di una propria definizione ideologica, ma le collane dedicate ai prefascisti e ai precursori, il dibattito parlamentare e persino alcune dichiarazioni dello stesso Mussolini, pur restio a riconoscere precursori per la sua creatura, lasciano propendere per la tesi della continuità. Propensione inevitabile in un movimento che considerava irrinunciabile la dimensione storica dell’individuo e dello Stato.
Settimo Sigillo | pp. 272
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Se Venezia muore
€ 11,00di Salvatore Settis
In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, o quando perdono la memoria di sé. Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino. Fragile, antica, unica per il suo rapporto con l’ambiente, Venezia si svuota di abitanti, e intanto è bersaglio di innumerevoli progetti, che per “salvarla dall’isolamento” ne uccidono la diversità e la appiattiscono sulla monocultura di una “modernità” standardizzata, riducendola a merce, a una funzione turistico-alberghiera. Il caso di Venezia, emblematico, permette a Salvatore Settis un ragionamento universale: dall’Aquila a Chongqing – città della Cina che è passata dai 600 000 abitanti del 1930 ai 32 milioni di oggi – mutamenti frenetici imposti da ragioni produttive e di mercato violano il contesto naturale e lo spazio sociale, mortificano il diritto alla città e la democrazia. Recensendo questo libro, Mario Pirani ha aggiunto: “Dominante ormai è una monocultura del turismo che lega la sopravvivenza di chi resta solo alla volontà di servire: i residui cittadini di null’altro sembrano più capaci che di generare migliaia di bed and breakfast, ristoranti, alberghi, agenzie immobiliari, vendite di prodotti tipici, cosa che peraltro sta prendendo piede in tutti i meravigliosi centri storici delle città d’arte del nostro Paese“.
Edizione: Einaudi | pp. 154
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Cultura senza Capitale
€ 22,00di Simone Verde
Mentre la cultura evoca altrove una generosa apertura intellettuale e il futuro, in Italia lo scontro frontale tra due partiti in eterno conflitto, quelli di una religione inattuale del patrimonio e quello della svendita sul mercato dei beni culturali, tengono in ostaggio la più importante infrastruttura per la crescita civile ed economica del paese. A loro ausilio, e rafforzati da un dibattito sempre più ripiegato su se stesso, è l’ormai indiscusso strapotere di alcuni equivoci e pregiudizi: l’idea che più la cultura è “alta” e più è inutile o che la sua utilità va misurata nelle virtù del fare cassa. Niente di più falso. Ripercorrendo con linguaggio a tratti narrativo l’invenzione della cultura, dei suoi concetti e della sua gestione pubblica quale una delle più luminose avventure dell’uomo, l’autore va alla radice delle pratiche contemporanee, spazzando via equivoci e strumentali fraintendimenti. Le politiche alle arti, alla tutela e alla conservazione sono, in effetti, un’invenzione del mondo moderno, perché l’emancipazione dei singoli liberi le capacità creative e renda la comunità più forte e competitiva. Moralmente, e quindi anche economicamente. Un’invenzione italiana, partorita tra Firenze e Roma, e offerta alla storia come suo dono più grande, purtroppo tradita e rimossa nella riluttanza a farsi nazione, prima, e pienamente democrazia, ora, come indica una cultura priva di risorse poiché incapace di vedersi attribuita una chiara missione collettiva. Una cultura senza baricentro, senza autonomia e senza statuto: senza Capitale, cioè. Ricostruite con rigore le ragioni storiche di una scoperta così potente e quelle del suo pesante tradimento che corre parallelo alle imboscate dei nemici della democrazia, l’autore lancia la sua sfida e, rintracciati negli altri modelli occidentali i meccanismi originari che si devono all’Italia, propone la nascita di un’infrastruttura nazionale che, partendo da una Capitale all’altezza di Parigi, Washington o Londra, restituisca alla cultura la sua utilità e la sua ragione d’essere.
Edizione: Marsilio | pp. 352