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Una vittoria mutilata?

di Paolo Soave

La Conferenza di Pace di Parigi del 1919 doveva culminare il ciclo storico italiano avviatosi con il Risorgimento. Nel disegno degli uomini che avevano condotto il Paese alla guerra, in base al Patto di Londra il Regno d’Italia avrebbe dovuto ottenere lo status di Grande Potenza e rafforzarsi sul piano interno scongiurando ipotesi rivoluzionarie. Tuttavia, già dall’ottobre 1918 Gabriele D’Annunzio aveva iniziato a parlare di “vittoria mutilata” trovando crescente seguito nell’opinione pubblica sino all’impresa di Fiume. Se in guerra i rapporti con gli alleati erano stati ambigui, cessate le ostilità la dipendenza economica del Regno d’Italia dalle maggiori potenze risultò accentuata. Fra gli errori della delegazione guidata da Orlando e Sonnino, e l’ostilità degli altri vincitori, la “vittoria mutilata” distorse la percezione dei risultati di guerra, contribuì alla definitiva delegittimazione dell’élite liberale e alla debolezza generale della pace.

Rubettino | pp. 158

 14,00

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