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Home|Seconda guerra mondiale|Porzus. Violenza e Resistenza sul confine orientale
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Porzus. Violenza e Resistenza sul confine orientale

€ 15,00

di Aa. Vv. – (a cura di Tommaso Piffer)

La strage di partigiani della brigata Osoppo, cattolica e azionista, avvenuta presso le malghe di Porzus e nella zona di Bosco Romagno (Udine) nel febbraio 1945 ad opera da parte di un commando di GAP comunisti collegati alla brigata Garibaldi operante nella zona, è oggetti di studi approfonditi, dopo anni di silenzio e di rimozione. Tra i caduti lo zio di Francesco De Gregori che portava lo stesso nome, e il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido. Il commando era guidato da Mario Toffanin, detto ‘Giacca’, rifugiatosi in Jugoslavia dopo la fine della guerra e deceduto poco tempo fa senza mai dichiararsi pentito di quanto era avvenuto, mantenuto, tra l’altro, con una pensione erogata dal governo italiano. Alla strage fece quindi seguito una congiura del silenzio nella quale erano protagonisti i comunisti (con la loro indiscussa egemonia in campo culturale e storiografico) e conniventi gli altri, con eccezioni assolutamente minoritarie, per opportunismo politico. Questo il retroterra del silenzio su quella strage, che solo di recente, tra mille ombre e distinguo, ha cominciato a incrinarsi.

Edizioni: Il Mulino | pp. 160

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Category: Seconda guerra mondiale Tags: Guerra civile, Resistenza
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    Nell’introduzione al suo libro, Pansa scrive: “Quando pubblicai Il sangue dei vinti nell’ottobre 2003, venni linciato dalle sinistre. Tre anni dopo, nel 2006, per l’uscita di un altro mio lavoro revisionista, La grande bugia, fui aggredito a Reggio Emilia da una squadra di postcomunisti violenti. Perché i nipoti dei trinariciuti dipinti da Giovanni Guareschi mi inseguivano? I motivi erano soprattutto due. Avevo dato voce ai fascisti, obbligati dai vincitori a un lungo silenzio. E avevo posto il problema del Pci e del suo obiettivo nella guerra civile: fare dell’Italia un paese satellite dell’Unione sovietica. Oggi l’Urss non esiste più, anche il Pci è scomparso. Eppure le sinistre continuano a non accettare che si parli delle pulsioni autoritarie dei comunisti italiani e del loro legame con Mosca. E per sfida che nei Vinti non dimenticano ho scritto le pagine che mi ero lasciato alle spalle. L’occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e Fiume, guidata dal servizio segreto di Tito, con migliaia di deportati scomparsi nel nulla. La sorte delle donne fasciste, stuprate e poi soppresse. Le uccisioni di comandanti partigiani e di politici socialisti e democristiani che si opponevano al predominio comunista. La verità è sempre una chimera. Ma non si può cercarla quando si è accecati dalla faziosità politica. Nei Vinti non dimenticano ho rifiutato ancora una volta la storia inquinata dall’ideologia. Questo mi fa sentire un uomo libero, come lo sono i miei lettori.”

    Edizioni: Rizzoli-Bur / pp. 465

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    di Mimmo Franzinelli

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    Edizione: Mondadori | pp. 239

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