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Napoleone ladro d’arte

di Giorgio Enrico Cavallo

Rubate, distrutte, svendute, disperse: durante la Rivoluzione francese, questo è stato il destino di migliaia di opere d’arte, in modo particolare in Italia. Tesori di inestimabile valore hanno lasciato la penisola diretti in Francia, per arricchire gli avidi funzionari napoleonici ma soprattutto per comporre il Musée Napoléon, l’antenato del moderno Louvre. Il curatore del museo, Vivant Denon, selezionò accuratamente le opere d’arte da prelevare, al fine di realizzare a Parigi un babilonico museo universale, un’enciclopedia dell’arte che sorprese i contemporanei e che fu il modello dei musei moderni. Ma cosa fu portato in Francia? Cosa tornò in patria? E cosa fu distrutto dal livore dei rivoluzionari? Napoleone, ladro d’arte permette di rispondere, almeno parzialmente, a queste domande: il lettore apprenderà il destino di tante chiese, conventi, abbazie profanati e saccheggiati dai giacobini e potrà farsi un’idea della smisurata quantità di opere d’arte sottratte all’Italia e mai più ritornate. Il colossale spostamento di migliaia e migliaia di capolavori stimolò la nascita dei musei statali e diede un fenomenale impulso al mercato antiquario. Eppure, nonostante queste grandi ripercussioni, le spoliazioni francesi sono ancora poco note. Ecco dunque il perché di questo volume. Un libro che racconta storie di rapaci conquistatori e candide sognatrici, come Maria Cosway; un libro che rivela tutti gli sforzi dei governi restaurati per riottenere almeno una parte dei tesori requisiti; un libro che permette di scoprire pagine poco note del nostro passato, utile per amare ancor di più l’inestimabile patrimonio d’arte ancora presente in Italia

D’Ettoris | pp. 128

“Napoleone ladro d’arte” su Storia In Rete

 14,90

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