0 Items
  • No products in the cart.
  • Il mio account
Libreria di Storia
  • In Libreria
    • I° scaffale
      • Mondo Antico
      • Medioevo
      • Eresie
      • Crociate
      • Rinascimento
      • ‘600 / ‘700
      • Ottocento
      • Età Napoleonica
    • II° scaffale
      • Risorgimento
      • Novecento
      • Grande Guerra
      • Comunismo
      • Fascismo
      • Nazismo
      • II° guerra mondiale
      • Guerra Fredda
    • III° scaffale
      • Stati Uniti
      • Enigmi
      • Eros
      • Varie
      • Romanzi
      • Storia In Rete
      • Space Magazine
      • DVD
  • Shop
    • Carrello
    • Il mio account
    • Cassa
  • Chi Siamo
  • Contatti
  • Condizioni di vendita
  • il Blog
  • Lista dei desideri
Back to top
Home|Seconda guerra mondiale|Foibe. Una tragedia annunciata

Foibe. Una tragedia annunciata

€ 20,00

di Vincenzo Maria de Luca
È difficile, ancora oggi, trovare nei libri di storia una esatta documentazione sulle Foibe. Spesso leggiamo menzogne, falsità, approssimazioni. Questo libro, in seconda edizione ampliata e rivista, dopo un ampio excursus sulla storia della Venezia Giulia ne traccia una verità non di parte, al fine di far comprendere la tragedia di quei popoli e del loro genocidio ed esodo a lungo dimenticato.

Edizioni: Settimo Sigillo | pp. 250

Aggiungi alla lista dei desideri
/
Share it

Share on:

Aggiungi alla lista dei desideri
Category: Seconda guerra mondiale Tags: 1943, 1945, esodo giuliano dalmata, foibe, partigiani, Repubblica Sociale Italiana, Resistenza, Rsi, venezia giulia
  • Recensioni (0)

Recensioni

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Foibe. Una tragedia annunciata” Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may also like…

  • I vinti non dimenticano

    € 12,00
    Aggiungi al carrello

    di Giampaolo Pansa

    Nell’introduzione al suo libro, Pansa scrive: “Quando pubblicai Il sangue dei vinti nell’ottobre 2003, venni linciato dalle sinistre. Tre anni dopo, nel 2006, per l’uscita di un altro mio lavoro revisionista, La grande bugia, fui aggredito a Reggio Emilia da una squadra di postcomunisti violenti. Perché i nipoti dei trinariciuti dipinti da Giovanni Guareschi mi inseguivano? I motivi erano soprattutto due. Avevo dato voce ai fascisti, obbligati dai vincitori a un lungo silenzio. E avevo posto il problema del Pci e del suo obiettivo nella guerra civile: fare dell’Italia un paese satellite dell’Unione sovietica. Oggi l’Urss non esiste più, anche il Pci è scomparso. Eppure le sinistre continuano a non accettare che si parli delle pulsioni autoritarie dei comunisti italiani e del loro legame con Mosca. E per sfida che nei Vinti non dimenticano ho scritto le pagine che mi ero lasciato alle spalle. L’occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e Fiume, guidata dal servizio segreto di Tito, con migliaia di deportati scomparsi nel nulla. La sorte delle donne fasciste, stuprate e poi soppresse. Le uccisioni di comandanti partigiani e di politici socialisti e democristiani che si opponevano al predominio comunista. La verità è sempre una chimera. Ma non si può cercarla quando si è accecati dalla faziosità politica. Nei Vinti non dimenticano ho rifiutato ancora una volta la storia inquinata dall’ideologia. Questo mi fa sentire un uomo libero, come lo sono i miei lettori.”

    Edizioni: Rizzoli-Bur / pp. 465

    Aggiungi al carrello
    Aggiungi alla lista dei desideri
    /
    Share it

    Share on:

  • Bella Ciao. Controstoria della Resistenza

    € 12,00
    Aggiungi al carrello

    di Giampaolo Pansa

    Il 25 aprile chi va in piazza a cantare “Bella ciao” è convinto che tutti i partigiani abbiano combattuto per la libertà dell’Italia. È un’immagine suggestiva della Resistenza, ma non corrisponde alla verità. I comunisti si battevano, e morivano, per un obiettivo inaccettabile da chi lottava per la democrazia. La guerra contro tedeschi e fascisti era soltanto il primo tempo di una rivoluzione destinata a fondare una dittatura popolare, agli ordini dell’Unione Sovietica. Giampaolo Pansa racconta come i capi delle Garibaldi abbiano tentato di realizzare questo disegno autoritario e in che modo si siano comportati nei confronti di chi non voleva sottomettersi alla loro egemonia. Quando si sparava, dire di no ai comunisti richiedeva molto coraggio. Il Pci era il protagonista assoluto della Resistenza. Più della metà delle formazioni rispondeva soltanto a comandanti e commissari politici rossi. “Bella ciao” ricostruisce il cammino delle bande guidate da Luigi Longo e da Pietro Secchia sin dall’agosto 1943, con la partenza dal confino di Ventotene. Poi le prime azioni terroristiche dei Gap, l’omicidio di capi partigiani ostili al Pci, il cinismo nel provocare le rappresaglie nemiche, ritenute il passaggio obbligato per allargare l’incendio della guerra civile. La controstoria di Pansa svela il lato oscuro della Resistenza e la spietatezza di uno scontro tutto interno al fronte antifascista. E riporta alla luce vicende, personaggi e delitti sempre ignorati.

    Edizioni: Rizzoli | pp. 430

    Aggiungi al carrello
    Aggiungi alla lista dei desideri
    /
    Share it

    Share on:

Related Products

  • I neri e i rossi

    € 22,00
    Aggiungi al carrello

    di Stefano Fabei

    La storia dei tentativi di conciliazione tra fascisti e socialista nei tragici mesi della Repubblica Sociale Italiana. Tentativi culminati nella proposta che Mussolini, il 22 aprile 1945, compiendo la sua ultima manovra politica, consegna al giornalista antifascista Carlo Silvestri, convocato in prefettura a Milano, perché la recapiti all’esecutivo del PSIUP. È l’invito del dittatore al Partito socialista, con l’accordo del Partito d’azione e il tacito consenso del PCI, a prendere in consegna la città di Milano e a mantenere l’ordine pubblico, per cui mette addirittura a disposizione reparti della RSI. Deve essere questo lo sbocco dell’operazione “ponte” che Mussolini ha messo in atto da alcuni mesi con la collaborazione di Silvestri, di Edmondo Cione e in cui coinvolge il comandante delle formazioni partigiane socialiste “Matteotti” Corrado Bonfantini. Ma l’intransigenza di Lelio Basso e, soprattutto, di Sandro Pertini fanno fallire questo progetto a cui molti, da entrambe le parti, hanno guardato con opportunismo ma anche con sincera buona fede.

    Edizione: Mursia | pp. 464

    Aggiungi al carrello
    Aggiungi alla lista dei desideri
    /
    Share it

    Share on:

  • Il mistero della Missione giapponese

    € 20,00
    Aggiungi al carrello

    di Paolo Savegnago e Luca Valente

    Giugno 1944: un’auto con a bordo due civili giapponesi e una donna viene fermata dagli uomini di una formazione partigiana della Val Leongra, nell’alto vicentino. I tre verranno giustiziati pochi giorni dopo. La vicenda negli anni ha dato il La ad una serie di ipotesi che ricollegavano il terzetto – in realtà creatosi in modo casuale e senza grossi retroscena – a complicate storie di diplomazia segreta e spionaggio. Ma, riducendo alle sue pur tragiche dimensioni la vicenda, gli autori offrono uno spaccato crudo e brutale della Resistenza nell’estate 1944 in Veneto. Come ha scritto Maurizio Dal Lago sul “Giornale di Vicenza”: «La ricerca di Savegnago e di Valente è molto di più di una spy story, è un lavoro rigoroso che fa saltare luoghi comuni antichi e recenti, come l’invito a ritrovare una imprecisata memoria “condivisa” che dovrebbe sanare vecchie fratture della guerra e della lotta partigiana. Ma stendere un velo condiviso, cioè uniforme, buonista, significa espungere gli eventi che creano problema e imbarazzo, e incamminarsi per una strada assai scivolosa e fuorviante, cosa che Savegnago e Valente si guardano bene dal fare. Basta seguire la loro narrazione per comprendere come nessuna verità “scomoda” è occultata e questo per una elementare scelta critica e, insieme, etica: se si vuole fare storia, se si vogliono cioè evitare per quanto possibile parzialità ideologiche e silenzi tattici, bisogna guardare in faccia le contraddizioni di quel tempo, non passare oltre facendo finta di non vedere. Del resto nascondere, smussare, sopire, è una fatica inutile, oltre che stupida, dal momento che le linee di frattura sono dentro gli eventi prima che nelle parole che li narrano. Per questo gli autori hanno scelto di rimanere dentro quelle contraddizioni e di descrivere gli eventi non da fuori o dall’alto, da dove si trova sempre il modo di aggiustare le cose, ma da dentro gli eroismi, di Bruno Brandellero, per esempio, da dentro l’orrore, vedi la vicenda di Domenico Penzo, “Minco”, da dentro una storia d’amore assoluto come quella di Maria Clementi e di Giovanni Giusto, soldato, partigiano e vittima di partigiani. È questa scelta di restare dentro gli eventi la struttura portante del libro, un libro di terza generazione per quanto riguarda le vicende resistenziali, dopo quelli di prima generazione, scritti dai protagonisti, e dopo quelli di seconda generazione che hanno contestualizzato quelle memorie, uscendo però di rado dal perimetro della propria parte, dai limiti di una documentazione insufficiente perché ancora in larga parte non accessibile e dalla tentazione di utilizzare a fini immediatamente politici, “semplificandoli”, fatti complessi e controversi. (…) È noto come nella vulgata resistenziale sia diventato un dogma indiscutibile l’aiuto dei contadini alle formazioni partigiane. Il che non è falso in assoluto, ma non è nemmeno vero se appena si osservano le cose da vicino, da dentro le contrade dove, come rilevavano i parroci della Valle dell’Agno, gli abitanti erano “nel doloroso dilemma di subire la vendetta da una parte se parlano e dall’altra se tacciono senza ritenersi protetti a sufficienza né dall’una né dall’altra parte”. È facile verificare una situazione molto simile anche nelle contrade dell’alta Val Leogra a cui Savegnago e Valente aggiungono un elemento solitamente trascurato. Dalle testimonianze emerge un quadro per nulla bucolico della vita contadina. Al contrario traspare, insieme alle condizioni di estrema miseria in cui le famiglie della montagna vivevano, anche un robusto filo di aspra durezza che spiega, in parte, come tra quelle case e quegli anfratti potessero verificarsi atti di una crudeltà inusitata. Credo che la pattuglia di Albino Gaspari, “Scalabrin”, ne possa essere un esempio significativo, unitamente alla citata vicenda di “Minco”, dove è impossibile distinguere l’orrore dalla pietà». (da Il Giornale di Vicenza del 21 aprile 2005)

    Edizione:Cierre/Istrevi | pp. 462

     

     

    Aggiungi al carrello
    Aggiungi alla lista dei desideri
    /
    Share it

    Share on:

  • Mussolini, una morte da riscrivere (dvd)

    € 14,90
    Aggiungi al carrello

    Le più recenti tecniche medico legali e digitali portano a conclusioni molto diverse dalla versione ufficiale a proposito della morte di Mussolini. Conclusioni che poggiano non su nuovi documenti e testimonianze ma su rigorose analisi scientifiche in puro stile CSI condotte da una squadra di medici legali ed esperti informatici costituitasi all’Università di Pavia sotto la guida del professor Francesco Pierucci. Oggi la Scienza aiuta la Storia a guardare con occhi diversi foto e filmati dell’aprile 1945 e a sostenere che il dittatore fu ucciso e poi rivestito, secondo modalità e probabilmente tempi diversi da quelli di Claretta Petacci. Un colpo definitivo alla versione classica che dal 1945 colloca la morte dei due davanti al cancello di Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra, alle 16.10 del 28 Aprile ’45. Ma perché si è voluto nascondere la verità per oltre sessant’anni?

    Durata: 55 minuti | Lingua: italiana | Sottotitoli: inglese | adatto a qualunque pubblico

    Aggiungi al carrello
    Aggiungi alla lista dei desideri
    /
    Share it

    Share on:

Categorie

  • Mondo Antico
  • Medioevo
  • Rinascimento
  • ‘600 / ‘700
  • Ottocento
  • Grande Guerra
  • Fascismo
  • II° guerra mondiale
  • Novecento
  • Enigmi
  • Eros & Storia
  • Romanzi
  • Storia in Rete – Rivista
  • DVD

Copyright Libreria di Storia 2022