Conosciuto per quella formula dura, sprezzante, che definisce l’Italia “una espressione geografica”, il principe di Metternich viene ricordato non solo come un accanito avversario del nostro Risorgimento, ma anche come il tenace paladino della conservazione in un’Europa che prova a ricostruire se stessa nella prima metà dell’Ottocento, dopo le grandi avventure della Rivoluzione e dell’Impero napoleonico. In realtà la sua vita è meno schematica di quanto la tradizione riporti. Nato in uno dei luoghi più sereni nel cuore dell’Europa – la valle del Reno –, egli conserva per tutta la sua esistenza l’esperienza di quel mondo in precario ma pacifico equilibrio. La perdita dei beni di famiglia lo obbliga a trasferirsi a Vienna dove comincia una carriera di diplomatico che sarà sempre segnata da quella iniziale rottura. Giunto, infatti, ai vertici della politica asburgica, Metternich dedicherà tutti i suoi sforzi alla costruzione e alla conservazione di un equilibrio tra le grandi potenze che tenga lontana l’Europa dalle devastazioni provocate dalla Rivoluzione francese con il suo prolungarsi nelle guerre napoleoniche. Il suo capolavoro sarà il Congresso di Vienna, nel quale il faticoso raggiungimento di un punto di intesa tra vincitori e vinti consentirà di assicurare all’Europa un lungo secolo di pace. Il bicentenario di quel Congresso (1814-2014) aggiunge, dunque, attualità a questa biografia, attraverso la quale non è difficile cogliere alcune grandi questioni: il ruolo della Germania come potenza egemone, la fragilità dell’unità italiana, la difficoltà di una unione dei popoli europei, che sono ancora al centro della discussione di oggi.
La mattina del 30 gennaio 1889 una notizia sensazionale scuote le Cancellerie e le Case reali d’Europa. Il principe ereditario austriaco, Rodolfo d’Asburgo, viene trovato morto nella tenuta di caccia di Mayerling. Il suo cadavere giace accanto a quello di una ragazza poco più che adolescente, la baronessa Maria Vetsera. Amodeo e Cereghino ricostruiscono gli eventi mettendo a confronto situazioni, personaggi, documenti, testimonianze. Emerge così che Rodolfo e Maria sono vittime di un assassinio compiuto da uno o più sicari. A confermarlo sono anzitutto i rapporti segreti stilati dal principe Heinrich von Reuss – ambasciatore del Reich tedesco a Vienna – che svelano tra l’altro le indagini compiute dal Nunzio apostolico mons. Luigi Galimberti nei giorni successivi al delitto. Ma il pezzo forte della storia sono i telegrammi top secret redatti da Sir Augustus Paget, l’ambasciatore inglese alla Corte di Vienna. Sono stati ritrovati dai due autori negli Archivi nazionali britannici di Kew Gardens, a Londra. Si tratta di documenti inediti che vengono pubblicati per la prima volta. Messi a confronto, i dispacci di von Reuss e di Paget offrono una verità ben diversa da quella ufficiale.