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Se Venezia muore

di Salvatore Settis

In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, o quando perdono la memoria di sé. Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino. Fragile, antica, unica per il suo rapporto con l’ambiente, Venezia si svuota di abitanti, e intanto è bersaglio di innumerevoli progetti, che per “salvarla dall’isolamento” ne uccidono la diversità e la appiattiscono sulla monocultura di una “modernità” standardizzata, riducendola a merce, a una funzione turistico-alberghiera. Il caso di Venezia, emblematico, permette a Salvatore Settis un ragionamento universale: dall’Aquila a Chongqing – città della Cina che è passata dai 600 000 abitanti del 1930 ai 32 milioni di oggi – mutamenti frenetici imposti da ragioni produttive e di mercato violano il contesto naturale e lo spazio sociale, mortificano il diritto alla città e la democrazia. Recensendo questo libro, Mario Pirani ha aggiunto: Dominante ormai è una monocultura del turismo che lega la sopravvivenza di chi resta solo alla volontà di servire: i residui cittadini di null’altro sembrano più capaci che di generare migliaia di bed and breakfast, ristoranti, alberghi, agenzie immobiliari, vendite di prodotti tipici, cosa che peraltro sta prendendo piede in tutti i meravigliosi centri storici delle città d’arte del nostro Paese“.

Edizione: Einaudi | pp. 154

 

 

 11,00

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