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Home|Fascismo|Attivisti
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Attivisti

€ 39,00 € 35,10

di Antonio Pannullo

Roma, anni Settanta: il partito della destra post fascista, il Movimento Sociale Italiano (Msi), ha una quarantina di sezioni nella capitale, sezioni che quasi sempre ospitavano anche le sedi del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del partito. Vi erano solo due sedi autonome del Fronte, via Noto e via Migiurtinia, e la famosa sede provinciale di via Sommacampagna 29. C’era poi la sede del Fuan, l’organizzazione universitaria, anch’essa autonoma, in via Siena. Nel decennio che andò dal 1970 al 1980 il loro numero rimase sostanzialmente lo stesso, anche considerando che alcuni nuclei dei locali fisici non li ebbero mai, come Vigna Clara o Eur. Eppure c’erano. Ebbene, in quelle sezioni in quei dieci anni si formò un clima meraviglioso e irripetibile, fatto di migliaia di giovani e giovanissimi che ogni giorno si ritrovavano in quei sovente poco accoglienti locali spinti dalla loro passione per la politica ma soprattutto dalla voglia di cambiare un mondo che non accettavano e col quale non volevano scendere a compromessi. Erano giovani di ogni estrazione sociale e cultura, di diversi caratteri, provenienti da storie familiari varie, uniti però da quell’ideale che non li avrebbe più abbandonati per tutta la vita. Erano giovani che spesso pagarono nella maniera più cara e ingiusta il loro sogno: con l’emarginazione, prima di tutto, poi con la violenza fisica, poi con l’attacco e la distruzione dei loro beni e di quelli della loro famiglia, molti con il carcere, con la latitanza, con l’insicurezza, alcuni con lesioni fisiche permanenti anche gravi, alcuni con la stessa vita. A tanti poi l’attività politica pregiudicò studi, lavoro, la possibilità di una carriera professionale. Questo studio, per la prima volta, ne ricostruisce la storia e le vicende personali

Edizione: Settimo Sigillo | pp. 696 (due volumi indivisibili)

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Categories: Fascismo, Novecento Tags: anni di piombo, anni Settanta, destra politica, Italia, Movimento Sociale Italiano, Msi, politica italiana, strategia della tensione
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  • Trieste a destra

    € 22,00
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    di Pietro Comelli – Andrea Vezzà

    La storia mai scritta di un ambiente politico e umano complesso che inizia dal primo dopoguerra con i postfascisti del MSI, prosegue con la svolta di Fiuggi e la nascita di AN fino alla fusione nel PDL e lo “strappo” dei finiani di Futuro e libertà. Partendo proprio dalle origini della “Fiamma”, gli autori affrontano la maturazione di un movimento nato dalle ceneri del Fascismo, capace di sopravvivere agli “anni di piombo” e diventare forza di governo. Il libro analizza sessant’anni di storia che non hanno significato solo saluti romani, estremismo e nazionalismo ma la consapevolezza di un ruolo particolare della destra triestina: quello di essere stata al centro dell’attenzione nazionale nell’immediato dopoguerra, durante i moti del ’53 e il ritorno di Trieste all’Italia nel ’54, proseguito con la carica popolare e l’egemonia in alcuni ambienti della borghesia cittadina negli anni Sessanta. Periodo storico che faceva di Trieste una delle poche realtà egemoni nel panorama politico degli anni Settanta, diventata quasi di moda negli anni Ottanta e proseguita da una nuova fase all’affacciarsi del terzo millennio.

    Edizioni: Il Murice | pp. 428

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    Edizione: Eclettica Editore | pp. 316

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  • Storia in Rete n. 108 – ottobre 2014 (pdf da scaricare subito)

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    Storia in Rete di ottobre 2014 (clicca qui per vedere sommario e anteprime) torna nel periodo d’oro dell’Italia, i secoli del Basso Medioevo, dell’Umanesimo e del Rinascimento quando i condottieri di ventura italiani erano i migliori soldati d’Europa. Una grande mostra a Perugia è l’occasione per tornare su questi guerrieri che furono tanto signori della guerra quanto mecenati e soprattutto veri e propri imprenditori di quelle piccole-e-medie imprese della guerra che crearono l’Italia fra 1300 e 1500.

    Dal Medioevo vero a quello dei giorni nostri: la minaccia dell’ISIS e le sue radici esoteriche. Poi, un lungo dossier sulla Grande Guerra: una riflessione sul ruolo del conflitto nell’identità italiana di Ernesto Galli della Loggia (per gentile concessione di autore e di Nuova Storia Contemporanea), i tentennamenti del governo Salandra all’inizio della guerra e le crisi di coscienza degli interventisti e nazionalisti, divisi fra filo-tedeschi e anti-austriaci, la sottaciuta consonanza di posizioni fra Mussolini e Gramsci nel 1914, nel nome della “neutralità attiva e operante”.

    E ancora, il tentativo di delegittimazione del Premio Acqui Storia, con le incredibili polemiche e i surreali attacchi all’iniziativa. E quindi i crimini dimenticati commessi dall’esercito giacobino in ritirata da Napoli nel 1799 nella zona di Cassino e Isola Liri. Dall’invasione francese a quella franca, con la storia della calata di Carlo Magno contro i Longobardi alle Chiuse, nel 773.

    Infine, uno spazio speciale dedicato al senatore Giovanni Raineri, di cui ricorre l’80° anniversario della morte. Un grande convegno a Piacenza ricorda quello che fu un grande uomo di Stato, inventore dei Consorzi Agrari, ministro e animatore di una politica onesta e volta al bene comune.

    Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di ottobre!!

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    In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, o quando perdono la memoria di sé. Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino. Fragile, antica, unica per il suo rapporto con l’ambiente, Venezia si svuota di abitanti, e intanto è bersaglio di innumerevoli progetti, che per “salvarla dall’isolamento” ne uccidono la diversità e la appiattiscono sulla monocultura di una “modernità” standardizzata, riducendola a merce, a una funzione turistico-alberghiera. Il caso di Venezia, emblematico, permette a Salvatore Settis un ragionamento universale: dall’Aquila a Chongqing – città della Cina che è passata dai 600 000 abitanti del 1930 ai 32 milioni di oggi – mutamenti frenetici imposti da ragioni produttive e di mercato violano il contesto naturale e lo spazio sociale, mortificano il diritto alla città e la democrazia. Recensendo questo libro, Mario Pirani ha aggiunto: “Dominante ormai è una monocultura del turismo che lega la sopravvivenza di chi resta solo alla volontà di servire: i residui cittadini di null’altro sembrano più capaci che di generare migliaia di bed and breakfast, ristoranti, alberghi, agenzie immobiliari, vendite di prodotti tipici, cosa che peraltro sta prendendo piede in tutti i meravigliosi centri storici delle città d’arte del nostro Paese“.

    Edizione: Einaudi | pp. 154

     

     

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